Condividi:

" />
4 Apr 2013

Città della Scienza, ricostruire in sintonia con una idea nuova di Napoli

Tanto Napoli è apparsa unita nell’esprimere il suo sdegno e nel reagire all’atto odioso di incendiare lo spazio museale di Città della Scienza, quanto oggi si scopre divisa e lacerata nel decidere come ricostruire. A riaffacciarsi è, nella circostanza, soprattutto l’antico vizio di protagonismo di alcuni, di intolleranza di altri, di incapacità di fare squadra e condividere soluzioni di molti.

Forse, in questo caso, più che sostenere proprie posizioni, può tornare utile uno sforzo nel fissare come un perimetro, le coordinate dentro le quali esigere che vengano prese le decisioni, una volta chiariti gli obiettivi e le priorità.

Prima questione, può sembrare quasi pleonastico ma non lo è. Affermare la volontà di ricostruire, di reperire le risorse necessarie, di stabilire tempi compatibili con un serio progetto di ricostruzione, ma anche, per quanto possibile, “certo”.

Questo vuol dire, con chiarezza, che le istituzioni coinvolte devono dichiarare come intendono procedere e dare rassicurazioni. La Regione, ad esempio, che prevedibilmente sarà l’ente attraverso il quale arriveranno gran parte dei finanziamenti, deve garantire che non accadrà per la ricostruzione del museo scientifico quanto già visto con le varie opere iniziate a Bagnoli, cinque, otto anni fa (Turtle Point, Porta del Parco, Parco dello Sport, Studios, ma anche lo stesso Parco Urbano, ecc.) e rimaste incomplete. O, come oggi per Corporea (ulteriore tassello di Città della Scienza) dove occorre l’incendio degli spazi espositivi perché Caldoro dichiari che ora possono riprendere i lavori per il suo completamento!

Ma anche l’Amministrazione Comunale deve chiarire, avendo la titolarità in materia di pianificazione territoriale, come interpreta al momento la disciplina di zona nei piani urbanistici vigenti, la compatibilità delle strutture museali con le destinazioni previste, nei vari scenari adombrati (ricostruire in situ ovvero nell’area attigua all’incubatore di imprese o ancora all’interno dell’acciaieria, ecc.), infine gli strumenti e le procedure per consentire la realizzazione dei nuovi corpi di fabbrica del Museo in un quadro di conformità e piena legittimità.

Ma anche – e non è superfluo sottolinearlo – una possibile convivenza, in futuro, tra il complesso che si andrà a costruire e le regole urbanistiche dell’area, onde evitare ulteriori pasticci come quest’ultimo ereditato.

Seconda questione. È difficile pronunciarsi sulle ragioni e gli autori dell’incendio, di certo l’episodio è stato facilitato dalla condizione di solitudine in cui è vissuto il Museo, in questi anni, in un ambiente che attende da troppo tempo una reale riqualificazione e rilancio. È dunque interesse anche di Città della Scienza che la nuova fase, con la ricostruzione, avvenga come tassello significativo della nuova Bagnoli, piuttosto che rimarcando i suoi caratteri di “diversità” dal contesto. Sotto questo profilo è difficile non concordare, almeno su un piano generale, sul fatto che nei futuri assetti dell’area siano più coerenti scenari del tipo la fascia a mare tutta libera da funzioni e volumetrie e la Città della Scienza, concentrata in un solo polo, con tutte le diverse articolazioni e corpi di fabbrica ed aree di pertinenza.

Infine una considerazione anche in merito a quale modello di Museo costruire oggi.

Se rimane da dimostrare (e ben vengano tutti i chiarimenti utili a sciogliere ogni ragionevole dubbio su un realistico cronoprogramma) la possibilità di ricostruire le strutture distrutte dall’incendio, all’insegna del “dov’era, com’era”, di sicuro, in questo caso, sarebbero notevoli le limitazioni nell’introdurre significativi elementi di innovazione nella stessa concezione del modello di museo scientifico da realizzare. Diversamente, una libertà di progettazione e localizzazione (beninteso, sempre dentro garanzie di tempi e procedure compatibili con l’obiettivo di una rapida ripresa di funzionamento della struttura) consentirebbe di immaginare un moderno museo della scienza, reale polo attrattore per l’intera Bagnoli, anche oltre gli attuali flussi di visitatori, caratterizzati perlopiù da giovani studenti e scolaresche.

Anche sotto questo profilo, una volta verificata una tempistica realistica, e condivisa, si potrebbe ragionare sulla possibilità di soluzioni temporanee che assicurino al tempo stesso di procedere alla realizzazione del nuovo Museo e il reimpiego del personale e il riavvio delle attività.

In definitiva, al di fuori da ogni esasperazione polemica, ma al contrario nel giusto spirito di confronto e costruzione di soluzioni condivise, è possibile ragionare su scenari che assicurino la determinazione nel procedere a ricostruire, anche simbolicamente, quanto distrutto dalle fiamme, e di farlo in tempi compatibili e controllati, ma soprattutto di farlo in sintonia con tutto il resto, come parte di un progetto più generale, Città della Scienza insieme alla Città di Napoli.

Scritto da

Bruno Discepolo

- Bruno Discepolo, architetto e urbanista, è stato per dieci anni presidente di Sirena-città storica. Attualmente è, tra l’altro, responsabile del Forum sull’urbanistica del Partito Democratico della Campania, editorialista de Il Mattino e direttore di Urbansizing.net.