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30 Mag 2012

Il senso del giorno e della notte a bordo del Nautilus

Di Andrea G. Sollazzo

Quando ci si ritrova nel mezzo di discussioni inerenti i temi della politica odierna è consuetudine raccogliere sentimenti di repulsione verso ogni soggetto politico, verso ogni retroscena ideale e verso i valori che ciascuno di essi rappresenta. E’ opinione di molti oramai che i piatti di “Destra” e di “Sinistra” sono perfettamente in equilibrio nella bilancia di una politica che giorno dopo giorno appare sempre meno al servizio dei cittadini e sempre più al servizio di minoritarie cnautiluslassi privilegiate. Persino i più fervidi e irriducibili militanti oggi si pongono il problema di capire “chi sono” e che “cosa rappresentano”. Al punto che nelle riunioni di partito fioccano frasi del tipo: “Noi dalla gente dobbiamo cercare di capire ciò che gli dobbiamo dire e far capire…”. Frasi del tutto prive di logica, che sebbene noi esseri umani concepiamo oramai per assuefazione, sarebbe difficile farle comprendere ad esseri viventi di altri pianeti anch’essi dotati di ragione.

Possibile mai che la politica oggi è svuotata di ogni suo riferimento?! Possibile mai che al navigo errante l’ago della bussola non pone  più alcuna certezza di rotta e posizione?!

Ebbene quando sento dire che “Destra” e “Sinistra” sono concetti oramai superati il mio pensiero si rivolge al capitano Nemo a bordo del Nautilus, ventimila leghe sotto i mari.

Sala motori, ponti, corridoi e plancia di comando non vengono illuminati dal rifulgere di aurora e non vengono posti in ombra dal calar delle tenebre:  L’interno del sottomarino è costantemente illuminato dalla medesima luce artificiale e così si perdono i riferimenti del giorno e della notte. Ma basta questo per stabilire che il giorno e la notte sono concetti oramai superati?!  O forse è il sistema in cui ci ritroviamo assurdo e anomalo al punto in cui la capacità di discernere si complica smodatamente?!

Evidentemente non può esistere analisi politica se non si comprende prima l’adiabaticità del sistema di riferimento e dal momento che non può esservi analisi a maggior ragione non possono esservi possibilità di sviluppo e strategia politica.

Per ristabilire un valido dibattito occorre per prima cosa “tarare” gli strumenti per ottenere delle misurazioni valide, dati certi da cui partire, ovvero: Rispondere alla domanda “Come mai oggi ci ritroviamo ventimila leghe sotto i mari e incapaci di discernere il giorno dalla notte?!”

Tutto parte dal capitalismo e dalla sua intrinseca “caduta tendenziale del saggio del profitto”  che per garantire la sopravvivenza del capitale stesso, ha comportato l’affermazione del capitale finanziario. In pratica si è passati dalla “creazione” all’ “estrazione” della ricchezza. Come si può intuire “l’estrazione” richiede concentrazione del potere. Per ottenere concentrazione del potere il parlamento ha dovuto perdere quel ruolo di mediazione e dibattito e divenire luogo di semplice ratifica di decisioni prese al di fuori di esso. Per far divenire il parlamento luogo di semplice ratifica si è dovuta abolire la rappresentanza al potere di tutte quelle istanze sociali non necessariamente legate agli interessi ristretti di tipo economico e finanziario. Per abolire la rappresentanza delle istanze sociali si è dovuto trasformare la politica dal ruolo di “tessuto connettivo” tra cittadino e potere al ruolo di “involucro protettivo”  asservito al potere stesso. Per trasformare la politica si è agito contemporaneamente su tre fronti:

– Monopolizzando l’attenzione del pubblico attraverso i media rivolgendone l’interesse verso l’irrilevante e diffondendo la logica “panem et circenses”.

– Praticando il mitridatismo: ovvero come Mitridate re del Ponto era solito assumere quotidianamente piccole ed innocue dosi di veleno per divenirne assuefatto e quindi immune, così la politica quotidianamente ha somministrato ai cittadini piccole ed innocue dosi di veleno (Bunga bunga, interviste rozze e volgari, corruzione, ecc) per renderli assuefatti e quindi, nella sensibilità, immuni alle sue brutture.

– Modificando le forme di partecipazione alla vita politica con l’istituzione di forme partito di natura leaderistica (In cui la partecipazione si riduce alla delega in bianco al proprio leader)  e smantellando i partiti di forma statutaria creando una scissione netta tra le sezioni (oggi circoli) e le federazioni: Ovvero una scissione netta tra la base ed il vertice.

E’ chiaro che all’interno di una crisi sistemica di tale portata, l’ambiente dedito al confronto, alla mediazione e al dibattito diventa adiabatico e la discussione che parte dal basso diventa un po’ come affrontare un lungo viaggio: in cui sebbene è nota la meta è ignoto l’itinerario ed è guasta la meccanica dell’automobile con cui si intraprende il viaggio. Qualsiasi discussione affrontata in queste condizioni si confonde con problematiche eterogenee che nell’allegoria adoperata possiamo intendere come “tentare di risolvere i problemi al carburatore parlando dei sensi unici e dei semafori presenti sulla strada.”

L’emergenza non è tanto discutere di questo o quell’argomento, politico o costituzionale che sia. L’emergenza è riportare il Nautilus in superficie, ovvero ristabilire una normalità nella democrazia e nella partecipazione. Ristabilire un soggetto politico che torni ad espletare quella politica che si intende nell’etimologia della parola stessa. La politica come atto collettivo. La politica non più intesa in forma invocativa ma in forma evocativa.

 

Scritto da

Andrea Sollazzo

- Sono un’ anomalia: Figlio della generazione dei grandi ideali, formato nell’illusione di chi ritiene di avere la verità in tasca. Vivo in un presente che guarda esclusivamente all’immediato e che si rifiuta di immaginare la futura società. Cerco di resistere nella via di mezzo, di tentare coi miei limiti di porre ordine nel caos: Aprendo all’immediato pur non dimenticando le utopie, che sebbene non porteranno alla meta, ne indicano comunque la giusta direzione