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Le Professioni nel Paese Bloccato..

di Angelo Leopardi.
…Ovvero: Manifesto per una Rivoluzione “Liberale” che solo i Socialisti possono fare
L’ultimo atto del non compianto Governo Berlusconi, la Legge di Stabilità, ha segnato una piccola ma positiva rivoluzione, purtroppo non abbastanza evidenziata dai media: l’abolizione delle tariffe minime professionali.
In pratica da domani quando ci si rivolgerà a un medico, o a un avvocato o a qualsiasi altro professionista, il compenso della prestazione potrà essere trattato in maniera completamente libera. Ciò ovviamente aumenterà la concorrenza fra i professionisti, con un indubbio vantaggio per la clientela che potrà così scegliere in base alla qualità e al prezzo del servizio.
La “rivoluzione” delle tariffe ha però anche un altro significativo risvolto: le tariffe minime, in particolare per alcune professioni, hanno costituito un serio ostacolo per i giovani professionisti che non potevano praticare sconti rispetto ai più conosciuti colleghi anziani.
Questo discorso ne apre uno ben più ampio, legato alla regolamentazione delle professioni che, nel nostro Paese, di fatto realizza significative barriere all’ingresso per i giovani professionisti, ingessando la società in logiche di casta che vanno ad esclusivo vantaggio di pochi.
Ovviamente la situazione è diversa per le diverse professioni, ma gli elementi di maggiore criticità possono essere così riassunti:
1)      il numero chiuso nell’accesso ad alcuni Corsi di Laurea unito al valore legale del titolo di studio;
2)      il numero chiuso (di diritto o di fatto) nell’accesso ad alcune professioni;
3)      i minimi tariffari.
Se l’ultimo punto è stato già parzialmente affrontato, i primi due costituiscono sicuramente la sfida più impegnativa.
Il numero chiuso nell’accesso ai Corsi di Laurea fa pensare immediatamente alle Facoltà di Medicina. Ovviamente questo costituisce una barriera all’ingresso per l’accesso alla professione in quanto in Italia esiste il valore legale del titolo di studio. Pertanto per presentarsi all’esame di abilitazione per qualsiasi professione è prerequisito indispensabile essere in possesso della relativa Laurea. Ciò costituisce una significativa differenza rispetto ai paese di tradizione anglosassone, in particolare agli USA, dove l’accesso alle professioni è regolamentato da un serio esame di abilitazione, ma dove gli studenti studiano e si laureano per prepararsi a superarlo piuttosto che perché la Laurea sia richiesta per sostenerlo.
La prima domanda che dovremmo porci è “A chi serve il numero chiuso nell’accesso ad alcuni corsi universitari?”. A questa domanda si danno in genere due risposte: la prima è che serve a “proteggere la professione”, la seconda è che altrimenti le Università non avrebbero i mezzi per sostenere l’impatto di più studenti e non potrebbero prepararli adeguatamente.
La prima obiezione, caratteristica in particolare della Medicina, nasce dall’idea che tutti coloro studiano medicina debbano poi effettivamente esercitare la professione di medici.
Inoltre se il problema fosse realmente legato agli sbocchi occupazionali verrebbe spontaneo chiedere di applicare un numero chiuso strettissimo anche nelle Facoltà Umanistiche! Se il problema fosse quello di proteggere la qualità della professione, perché non applicarlo a tutte le Facoltà, ad esempio anche a quelle di Ingegneria? La realtà è che questo sistema serve ovviamente ai medici stessi, per ridurre la concorrenza fra di loro, ma sicuramente non al sistema Paese.
La seconda obiezione si risolve, ovviamente, con un adeguato finanziamento delle Università. E, nei casi nei quali sia veramente indispensabile limitare il numero di studenti per questioni strutturali (ad esempio la capienza di un laboratorio), la selezione potrebbe essere realizzata in base alle valutazioni del primo anno e non, come adesso, con test di dubbia efficacia e (purtroppo in alcuni casi) regolarità. Non si selezionano sicuramente tutti e soli i più meritevoli (nel senso di coloro che potrebbero dare il miglior contributo possibile alla crescita del Paese).
Per quanto riguarda le professioni mediche, poi, il numero chiuso nelle Scuole di Specializzazione esalta questo effetto.
Inoltre un numero maggiore di laureati può solo aiutare la crescita economica del Paese, stimolando nuove iniziative. Ad esempio perché è scandaloso pensare che un laureato in medicina, invece di fare il medico, non possa dedicarsi ad una attività imprenditoriale magari nel campo della biomedica?
Vi sono poi alcune professioni che hanno un vero e proprio numero chiuso. E’ il caso dei notai ma anche dei farmacisti (come titolari di farmacie).
Per queste professioni esiste una vera e propria “rendita di posizione” connessa alla necessità di rivolgersi a un numero abbastanza esiguo di professionisti per certe prestazioni, il tutto ovviamente condito dalla solita tariffa minima.
Valga per tutti l’esempio dell’acquisto di una casa, che impone un salasso connesso all’onorario di un notaio, obbligatorio per la stesura dell’atto e per la sua registrazione, che viene stabilito da una tariffa minima di legge. Non si comprende perché gli atti non possano essere registrati direttamente dagli interessati presso la Conservatoria, magari opportunamente coadiuvati da un professionista con il quale si è contrattata liberamente una tariffa.
L’eliminazione delle “rendite di posizione” sbloccherebbe risorse significative per le famiglie (ad esempio per le giovani coppie che acquistano casa) e darebbe effettive possibilità ai più capaci fra i professionisti del settore che, senza vincoli all’accesso, potrebbero liberamente offrire la propria consulenza per rendere più sicuro l’acquisto.
Questa grande rivoluzione “liberale” delle professioni può essere una delle sfide per la Sinistra che vuole riprendere il Governo di questo Paese. Perché questa rivoluzione liberale, lungi dal poter essere considerata patrimonio della Destra, è Socialista. E’ Socialista perché vuole sbloccare la mobilità sociale nel Paese, consentendo veramente al figlio dell’operaio di migliorare la propria posizione sociale, ed è Socialista perché riduce i costi per le famiglie, liberando reddito e creando quindi anche crescita economica.
E’ ovvio come questa rivoluzione “liberale” non potesse essere realizzata dalla Destra che abbiamo avuto al Governo fino a ieri. Perché questa Destra, pur dicendosi “liberale”, è portatore di tutti quegli interessi di “casta” che hanno bloccato e bloccano l’Italia. Perché mobilità sociale vuol dire che il figlio dell’operaio può diventare notaio ma, soprattutto in momenti di espansione economica modesta, anche che può toccare al figlio del notaio di fare l’operaio. E’ per questo che l’opposizione a questa riforma sarà formidabile, ma d’altro canto ciò può essere il grande motore di una nuova espansione economica, che porti forze fresche alla guida del Paese e nuove idee per l’innovazione.

Scritto da

Angelo Leopardi

- Ricercatore di Idraulica all'Universita' di Cassino. Si occupa anche dei problemi dell'universita' e della ricerca in Italia.

  • andrea

    ANALISI PESSIMA SE NON FAZIOSA
    A parte il discorso sulla casta dei notai e dei farmacisti che sono uno scandalo e che richiederebbe di aumentarne il numero di almeno 100 volte il riferimento alle tariffe minime è perlomeno censurabile.
    Le tariffe minime (per ingegneri ed architetti datate ancora al 2001 e tutt’ora adottate dai Giudici come riferimento per contenziosi…) sono state introdotte per preservare un minimo di qualità professionale.
    La loro “abolizione” ha comportato solo un abbattimento della qualità delle progettazioni facendo emergere solo professionisti privi di scrupoli altro che giovani…
    I costi dei corsi obbligatori di aggiornamento (condotti e gestiti da “Docenti” di dubbia validità)di cui non se ne sentiva il bisogno (da sempre i professionisti si aggiornano autonomamente per non uscire dal mercato..); le certificazioni di qualità (truffa vera e propria…visto che i Certificatori nulla capiscono sulla validità di una prestazione professionale…),; le assicurazioni obbligatorie (altro ennesimo furto) etc. etc…. tutti questi ulteriori oneri hanno sì impoverito ulteriormente i professionisti, in particolare i giovani, impedendogli, dopo anni ed anni di studi, di poter finalmente esercitare la loro professione!
    Tutti gli oneri soprarichiamati, insieme all’aumento dei costi previdenziali e dell’imposizione fiscale, connessi all’eliminazione delle VECCHIE tariffe minime hanno frustrato un’intera classe produttiva.

    • angelo

      Pessimo: molto cattivo o il peggiore, sotto tutti i punti di vista.
      Fazioso: settario, che sostiene idee settarie in modo intransigente.
      Onestamente non capisco cosa voglia dire con “Pessima se non Faziosa”, e non riesco a capire la parte che starei sostenendo.
      Detto questo: è divertente notare come tutti vogliano liberalizzare gli altri, per cui gli ingegneri (come lei e me) vorrebbero liberalizzare i farmacisti e i notai, gli avvocati i medici e così via …
      Quando parlo di liberalizzare intendo “eliminare” i blocchi di accesso che rendono assai difficile se non impossibile la mobilità sociale. Chiaramente non confondo liberalizzare con deregolamentare, cioè con l’eliminazione di norme che stanno a garanzia della qualità del servizio e del decoro della professione. E le tariffe minime non sono tra queste. L’importante sarebbe avere degli organismi di vigilanza che vigilino sul serio, piuttosto che gli Ordini attuali.
      I corsi e le assicurazioni obbligatorie poi … non hanno alcuna connessione con le liberalizzazioni …

  • marianna

    Grande Angelo! Più chairi di così non è possibile. MA hai ragione l’opposizione sarà fortissima e sarà trasversale perchè è evidente che gli interessi di casta sono portati da tutti gli schieramenti politici Essendo ormai la politica stata depotenziata da tutto il suo contenuto valoristico ed ideologico. Però si può vincere con più Europa e una mobilitazione giovanile e popolare, determinata, consapevole e matura.