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L’esigenza vitale di un Partito del Lavoro

di Giuseppe Giudice.

Se in Italia le diseguaglianze sociali sono fortemente aumentate ed il lavoro si è profondamente svalorizzato è anche per l’assenza di un soggetto politico laburista e socialista democratico riconoscibile e forte, quale interlocutore privilegiato dei sindacati.Certo il quadro generale parla di crescita degli squilibri sociali in tutti i paesi dell’area OCSE così come di una consistente riduzione del peso del lavoro dipendente sul Pil. Ma con notevoli differenze tra paese e paese. Massimo nei paesi anglosassoni ed in Italia, minimo nei paesi del nord Europa dove esistono forti socialdemocrazie strettamente connessi a forti movimenti sindacali.Del resto la svolta a destra con Blair non è forse stata determinata dalla sconfitta dei sindacati sotto la Thatcher? E dalla imposizione di un modello economico “liquido” fondato in larga parte sulla finanziarizzazione? In Italia è successo l’inverso: forte presenza dei sindacati , non esistenza di un partito laburista.Le ragioni di questa assenza le abbiamo fin troppo analizzate. Ora dobbiamo vedere se c’è la effettiva possibilità in Italia, di uscire dalla II Repubblica non con una sinistra indistinta e disaggettivata, ma con un partito del lavoro e del socialismo europeo.E’ stato ben messo in evidenza come il programma di Francois Hollande e del PSF si fonda su un progetto di de-finanziarizzazione dell’economia. Più o meno lo stesso vale per la SPD. La tragedia greca è figlia diretta dei meccanismi perversi di questo capitalismo finanziario e della tecnocrazia EU che si pone a suo guardiano. Però fino ad ora il programma di Hollande e della SPD è stato applaudito solo da Tremonti! (lo ha fatto pubblicamente da Santoro) . Non ho sentito voci in sua difesa né dal PD né da SeL!L’Italia è strana, lo sappiamo.Una sinistra che non fa chiacchiere astratte sul “bene comunismo” ma che vuole sul serio costruire una alternativa di governo a questo modello economico, la prima direttrice su cui deve muoversi è proprio la de-finanziarizzazione. E quindi la “risolidificazione” della economia.Abbiamo detto tante volte che la finanziarizzazione è il prodotto delle contraddizioni del capitalismo attuale: tendenza alla caduta del saggio del profitto, divaricazione crescente tra redditi da capitale e redditi da lavoro. Alla caduta del saggio di profitto si risponde con il capitalismo manageriale azionario: il valore dei profitti dipende dal valore delle azioni e non viceversa; alla caduta della domanda provocata dalla caduta dei salari con le bolle speculative e lo stimolo all’indebitamento privato (che spesso supera quello pubblico). Ecco come la finanziarizzazione diventa il meccanismo strutturale di un modello perverso che distrugge tessuto economico e società.La definanziarizzazione comporta una serie di corollari: la reintroduzione dei principi cardine di Bad Godesberg. Economia mista con intervento diretto selettivo in economia (servizi pubblici essenziali – quelli che poeticamente sono chiamati beni comuni; settori industriali strategici) programmazione democratica dello sviluppo (riequilibrio tra beni pubblici e privati, investimenti sociali), democrazia industriale ed economica. Il tema centrale della compatibilità ecologica dell’economia industriale va affrontato non con le ideologie bucolico-antimoderne della decrescita, ma tramite il rilancio di una industria legata alla eco-compatibilita (nuovi modi di produzione energetica, nuovi motori, nuovi materiali). Ho già più volte detto che i soggetti attuali (con tutti i loro gravi limiti) su cui è possibile lavorare per costruire il partito laburista sono la sinistra PD e SEL. Entrambi hanno però forti limiti. Vediamoli.La sinistra PD, pur avendo operato una serie di analisi condivisibili sulla II Repubblica, ha mostrato finora il limite di pensare che il PD si possa salvare, magari facendogli assumere una identità di fatto socialdemocratica.Una identità socialdemocratica è incompatibile per il PD così come è. Esso nasce in modo estemporaneo su un diktat prodiano e qualifica con Veltroni la sua identità su una fuoriuscita a destra dalla socialdemocrazia.Un profondo riposizionamento del PD comporta necessariamente la messa in discussione del suo incerto DNA. Le posizioni di Orfini e Letta sono incompatibili su un piano culturale, politico e strategico. Possono essere tenuti insieme solo da una gestione equilibrista ed opportunista del partito.Infatti lo stesso Fassina è stato costretto a far indirettamente pressioni sulla CGIL affinchè accetti la mediazione della Cisl sull’art 18! Damiano ha comunque espresso una posizione di difesa della CGIL.La sinistra PD è una grande opportunità politica, ma al patto che si convinca che il PD è un progetto fallito e velleitario e di conseguenza si comporti. Altrimenti rischia di essere stritolata. E sarebbe un grosso guaio.IL Pd è un partito ambiguo, ma ha comunque preso i voti di grossa parte della sinistra riformista. Anche a Milano dove vince alla grande il candidato di SeL il PD prende il 26% (seL il 4,5%).Questo perché a sinistra del PD c’è il vuoto. O meglio c’è l’Arcobaleno che è vuoto politico. Insomma a sinistra del PD non c’è una forza laburista e quindi la stessa CGIL si vede costretta a relazionarsi con pezzi del PD.La nascita di SeL segna indubbiamente una speranza. Quantomeno nel sottoscritto.Oggi quella speranza in me si è un po’ affievolita. O meglio, mi sento molto lontano politicamente e culturalmente da Vendola (e tendo sempre di più a differenziare il ragionamento su Vendola da quello su SeL). Ho capito che questa differenza non è contingente ma è attiene a due diverse culture politiche.Io credo che il partito che vuole Vendola è un partito liquido: una sorta di via di mezzo tra la Rifondazione di Bertinotti e la Rosa nel Pugno. Un partito che mescola il movimentismo neocomunista con suggestioni liberal-progressiste. Insomma qualcosa di diverso dal partito laburista che io ho in mente. Io sono fortemente critico con la politica liquida, perché lo sono con la società liquida. O meglio penso che la società liquida non sia un fenomeno naturale, conseguenza di fatti fisici come l’aumento o la diminuzione della temperatura. No la società liquida è il prodotto del finanz-capitalismo. Non è un caso che le società più liquide siano quelle anglosassoni. Al predominio dell’economia finanziaria “liquida” corrisponde la società liquida.Ora se è proprio il finanzcapitalismo l’oggetto della nostra critica ed il suo superamento l’obbiettivo per cui lottiamo, non possiamo che essere contro il partito liquido.Un progetto socialdemocratico serio non può non essere legato un processo di “risolidificazione “ della economia e della società. La socialdemocrazia ha perso con il neoliberismo perché ha pensato che globalizzazione e liquefazione sociale fossero fenomeni “naturali” e non frutto di scelte politiche.Ha inciso anche un ingenuo internazionalismo che si è confuso con il cosmopolitismo borghese. Un certo liberalsocialismo è il prodotto. Tremonti una volta dava ragione a Lafontaine quando si opponeva all’entrata della Cina nel WTO senza definite clausole sociali. Tremonti aveva a sua volta ragione in questo. Marx pensava , nel 1860, che il capitalismo mondiale avrebbe seguito tutto il modello inglese. Marx ha indovinato molte cose, ma questa no. In realtà, come scrive Carandini, il capitalismo si è poi sviluppato in forme diverse ed asimmetriche nelle varie realtà (Germania, Francia, Giappone, Italia); un certo globalismo di sinistra forse deriva da questa ingenuità di Marx.Oggi è chiaro che la globalizzazione è stato solo un mezzo per imporre il dominio illimitato del finanzcapitalismo. Ed il globalismo ingenuo di certa sinistra ha finito per rafforzare la destra xenofoba e nazionalista.Polany lo disse negli anni 30. La crisi del capitalismo può avere due sbocchi in Occidente: o il fascismo il socialismo democratico. Il fascismo di oggi sono i Le Pen i Bossi, gli eredi di Heider. Il socialismo democratico è da costruire ma PSF ed SPD stanno tracciando un percorso valido. Si tratta di costruire un progetto maggioritario intorno a tale idea di risolidificazione. ED oggi una opinione maggioritaria contro il capitalismo finanziario potenzialmente esiste, dobbiamo impedire che se appropri la destra.Vedete, in Italia, chi si oppone di più ad un partito del lavoro è la lobby di Scalfari e DE Baenedetti (con annessi Fatto Quotidiano). Chi cerca di criticare contemporaneamente da destra (Scalfari) e da sinistra (Flores D’Arcais) la CGIL. Un gioco sporco.Una ragione in più per spingere quelle forze in SeL e nella sinistra PD a non perdere tempo per fornire ala CGIL quell’interlocutore politico che le serve. Noi come Socialisti per la Sinistra lavoreremo con determinazione in tale direzione.

Scritto da

Redazione LPP

- Redazione de La Prima Pietra