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Marine Le Pen e il crollo della sinistra francese

Marine Le Pen

Marine Le Pen

Tra le molte lezioni che possono già essere tratte dal clamoroso risultato del FN di Marine Le Pen alle elezioni municipali francesi, c’è l’ormai cronica difficoltà da parte dei partiti tradizionali a comprendere fino in  fondo quello che sta accadendo un po’ ovunque in Europa. Infatti, la prima reazione di molti osservatori ed esponenti politici è stata quella di liquidare il partito di Marine le Pen semplicemente come l’espressione di una destra razzista e fascistoide. Anche se è inutile sforzarsi di trovare a tutti i costi analogie con quello che succede negli altri paesi, cercare di capire quanto è avvenuto in Francia può essere utile per comprendere gli errori che in questi anni sono stati commessi, in particolare dai partiti di sinistra in tutta Europa. Il risultato di Marine le Pen, e il successo ancora più sostanzioso in termini numerici della destra, è infatti il frutto del fallimento della strategia  messa in atto dalla sinistra in generale e dal PS, in particolare, per contrastare il Fronte Nazionale. Una strategia che potrebbe essere semplicemente riassunta nel demonizzarlo e nell’accusare i dirigenti, gli attivisti e gli elettori di essere razzisti o fascisti. Ovviamente il tema della radice anti democratica del FN non è un aspetto irrilevante. Pur senza gli eccessi verbali di Jean-Marie Le Pen, il Front continua ad avere forti continuità con il razzismo e l’antisemitismo delle origini e la maggioranza dei suoi militanti e molti dei sui leader, continuano ad nutrire una profonda nostalgia per le idee che hanno tragicamente segnato il XX secolo. Tuttavia a differenza di quello che accadeva in passato il suo elettorato ha ormai una base molto più ampia e radicata dei semplici nostalgici della Francia di Vichy. Marine Le Pen ha saputo intercettare con grande abilità lo spirito dei tempi sfruttando le contraddizioni e la disperazione prodotte dal modello economico dominate per accrescere il suo consenso soprattutto tra i ceti popolari. Lo sciovinismo delle origini si è trasformato nel rifiuto dell’austerità imposta dalla UE, gli stranieri che rubano il lavoro ai francesi non sono più gli immigrati algerini ma gli altri paesi Europei, come serbi o polacchi, che spingono con i loro salari da fame, le industrie ad andarsene via. Persino i richiami ai valori tradizionali della famiglia cattolica hanno assunto dei connotati più “sociali”, trasformando il FN nel principale oppositore ai tagli alle spese sociali o ai servizi pubblici.  Del resto per comprendere come si sia trasformato il FN basta leggere le prime parole di Marine Le Pen dopo i risultati:

“Oggi finisce in Europa la distinzione fra destra e sinistra. La vera lotta è fra alto e basso nella società. In alto ci sono i sarkosisti, i socialisti, l’euro e il libero mercato. In basso c’è il popolo. E ci siamo noi”. Per il Fronte nazionale destra e sinistra tradizionali sono la stessa cosa e in segno di disprezzo ha coniato la sigla UMPS che mette insieme l’Ump e il Ps giudicati ugualmente lontani dai bisogni del “popolo”.

Di fronte a questa aggressività post ideologica buona parte della sinistra francese continua a limitarsi  a storcere il naso e ad interpretare la politica sulla base degli schemi ideologici novecenteschi. Trincerata dietro una esaltazione spesso vuota dei valori europei e della globalizzazione, continua spesso a confondere causa ed effetto. Se infatti è vero che la risposta ai problemi sociali rappresentata dalla Le Pen altro non è che un vuoto populismo reazionario, è altrettanto vero che i problemi sociali sono reali e colpiscono proprio quelli che una volta erano i ceti di riferimento dei socialisti e dei comunisti. Ovviamente cercare di trovare risposte che non scavino nei più bassi istinti, nella pancia del paese, è un’operazione molto più complessa che urlare improponibili e facili ricette, ma è altrettanto vero che il futuro della sinistra in Francia, come nel resto dell’Europa, passa necessariamente nel ritrovare quella spinta propulsiva al cambiamento che non smarrisca la radice sociale e libertaria del socialismo. Oggi non esistono altre strade. O la sinistra riuscirà a cambiare l’Europa come avvenne nel dopoguerra o lo faranno populisti e urlatori.

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