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17 Lug 2013

Quale identità del PD?

di Giovanni de Simone

Lo scontro in atto nel PD non può essere ridotto al rango di una guerra tra bande. Esso ha fondamenta profonde. La questione riguarda la impossibilità di convivenza di posizioni politiche sostanzialmente differenti, ma confluite nel PD come esito di un processo storico innescato da Romano Prodi. Queste forze stanno ora ritrovando consistenza identitaria e sono ideologicamente distribuite su due fronti.

  1. Sinistra social-democratica. Questo fronte ha visto una felice, quanto silenziosa convergenza tra i residui dei partiti comunista e socialista. O meglio quelle parti dei due partiti che si sono da sempre riconosciuti nel  grande movimento social-democratico europeo, finalmente liberate dallo spauracchio comunista.
  2. Destra liberal-democratica. Una destra orfana in Italia, sostituita sempre da un’idea di destra eversiva e reazionaria, erede del fascismo, e che ha trovato ospitalità nelle fila della sinistra, generando un ibrido (ricordiamo Montanelli che votava per Prodi). Questa idea di destra liberal-democratica, è stata però sdoganata da Mario Monti.

A questi due fronti sia aggiunge l’area di ispirazione cattolica. Quest’area, sostanzialmente laicizzata, proveniente dalla sinistra democristiana, sta maturando differenti identità, che si distribuiscono su entrambi i fronti, quello social-democratico e quello liberal-democratico.

Al punto in cui siamo, dopo l’esperienza del governo Monti ed il prezzo pagato dal PD, le due posizioni politiche, sinistra social-democratica e  destra liberal-democratica, non possono più convivere nello stesso soggetto politico.

La madre di tutte le questioni politiche, che dovrebbe fare da levatrice di un serio dibattito congressuale che miri alla rifondazione del PD è la seguente: quali sono i valori identitari assoluti, che vanno difesi in ogni caso, e quali i beni che non possono essere oggetto di mercato? Possono essere messi in discussione diritti come il diritto alla salute ad alla qualità delle cure, ad una qualificata istruzione, alla libertà di pensiero, di orientamento sessuale o di confessione religiosa? Possono questi diritti, od alcuni di essi, essere oggetto di mercato, e cioè essere garantiti in relazione al censo? In quale misura ed in quale cornice di garanzie può il mercato interferire con l’esercizio di tali diritti? La mia risposta a queste questioni è implicita nella retoricità della domanda.

Ma è proprio la risposta a queste domande che rappresenta lo spartiacque tra destra e sinistra e che consente di sviluppare poi le direttrici degli interventi politici di natura economica e sociale.

E naturalmente ognuno di noi vuole ormai sapere se il PD potrà rimanere il terminale del nostro sostegno.

di Giovanni de Simone

Scritto da

Redazione LPP

- Redazione de La Prima Pietra

  • http://scholar.google.com/citations?user=yNz5GFUAAAAJ&hl=en&oi=ao Giovanni de Simone

    Vorrei anche aggiungere per coloro che negli anni hanno legittimamente cambiato posizione e che si ritrovano ora su posizioni di destra, di prendere confidenza con i loro nuovi valori politici e di non pretendere di rimanere dove non possono più rimanere, solo perché non riescono a confessare a loro stessi la modifica dei loro interessi e lo spostamento dei loro valori. Cambiare opinione, posizione e valori non è necessariamente segno di incoerenza o, peggio, opportunismo, quanto invece può esserlo di vivacità intellettuale.

    • Giovanni Mancini

      Sono perfettamente d’accordo con lei, i tanti “liberal, riformisti, post miglioristi, ulivisti e chi più ne ha più ne metta che abbiamo avuto a sinistra negli ultimi anni dovrebbero fare outing una volta per tutte. Dichiarate di essere di destra, fate questo passo, starete molto meglio dopo rilevando la vosta vera identità. Basta con questa finzione tanto non ci crede più nessuno che siete di sinistra. Fate questo passo per il bene vostro e nostro!