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17 Giu 2013

Salvatore Lupo: Antipartiti

Quel che opprime e blocca l’asfittico incolto sistema politico italiano non è ‘l’eccesso di partiti’ ma ‘l’assenza di Partiti’, intendendo bene per ‘Partiti’ quelli in grado di saper leggere il passato per interpretare il presente e definire un’Utopia per disegnare un modello di societa’ ‘a misura’ delle persone che vivono e convivono  nella comunita’ e dove trovare le risposte giuste. La patologia sta dunque nella mai estirpata ideologia ‘antipartito’ che, silente e latente nel sottofondo culturale e politico dal fascismo (essa fu scoperta e teorizzata da Bottai) ad oggi, ha prodotto, negli ultimi vent’anni, la Lega e Forza Italia, poi il Movimento 5 Stelle e un lento ma costante astensionismo per l’insoddisfacente e la non rappresentativa offerta politica, passando per l’Uomo Qualunque di Giannini, la P2 di Gelli o personaggi come Montanelli e Sogno.

Salvatore LupoL’originalissima analisi storico-politica, è dello storico Salvatore Lupo, autore di ‘Antipartiti’ per Donzelli editore, Roma 2013, e ordinario di Storia contemporanea all’Università di Palermo che, da uomo di sinistra, anela ad “un grande Partito progressista inserito a pieno titolo nella composita e variegata famiglia del socialismo europeo”.

E proprio in questi giorni a Parigi si e’ tenuto il Forum dei progressisti europei – Psf, Pd, Spd – in cui Jacques Delors, il decano socialista dell’Europa federale, ha esortato “i progressisti europei  a reagire con forza per far avanzare l’ideale europeo attraverso non solo la creazione di un’unione monetaria ma in primis l’unione sociale, politica ed economica:  un’altra Europa passa da voi! Non abbiate paura, ci arriveremo’”. Il 21 poi a Sofia e’ in programma il Consiglio del Partito socialista europeo per lanciare il ‘programma politico’in vista delle elezioni europee del maggio 2014.

Lupo non è per nulla convinto dell’equiparazione e/o accostamento del Governo Letta, detto delle ‘larghe intese’, con l’operazione culturale e politica di quarant’anni fa: il compromesso storico.

Un accostamento assai strano e pure nostalgico come se il compromesso storico fosse il modello ottimale: ha fallito e di efficace non ha avuto nulla”.

Neanche l’attuale Pd, sarebbe, dunque, il Partito ideale perchè purtroppo si è perduta una grossa opportunità storica: il crollo del Muro di Berlino del 1989.

Occhetto prima, D’Alema e Veltroni poi, non si sono incamminati verso il socialismo europeo: hanno scelto una scorciatoia, errata, per potersi tener sempre aperta la via dell’alleanza con la vecchia Dc.

Alleanza realizzata nel 2007 con la ‘fusione a freddo’ per un Partito, il Pd, senza una chiara e forte identità culturale e politica tanto da dover oggi riconoscere che aveva visto bene e giusto Bruno Trentin quando nel 2006, in polemica con Ciriaco De Mita e Michele Salvati, era per l’adesione al socialismo europeo: ‘vorrei poter morire socialista’ e al tempo stesso ricordava a Sergio Chiamparino che si dichiarava ‘sindaco di tutti’ e conseguentemente ‘uomo di centro’ di non dimenticare di esser stato eletto “sulla base di un programma anche nazionale che sa distinguere tra operai e banchieri, fra salario, profitto e rendita”.

L’analisi di Lupo non riguarda ovviamente soltanto il Pd, ma l’insieme dei Partiti presenti sulla scena. L’effetto di questa patologia – l’ideologia ‘antipartito’ – è che dal ’93-’94, che segnerebbero, erroneamente, il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica ma senza una nuova Costituzione, a dominare è stato ed è un gigantesco ‘vuoto d’idee’ e di offerta culturale e politica!

Non dico che i compromessi in politica non si debbano fare: negli anni ’70 fu il compromesso tra forze politiche diverse che, grazie al concorso dei sindacati, produsse importanti riforme: lo Statuto dei Lavoratori, la programmazione economica, la riforma delle pensioni, il divorzio e il nuovo diritto di famiglia.

Fu la grande stagione delle grandi riforme, avviate agli inizi degli anni’60 con la nazionalizzazione dell’energia elettrica, la scuola media unica, la riforma della mezzadria, che cambiarono il paese: ‘il compromesso storico’ venne come risposta al ‘venir meno’ della spinta riformatrice, “ma ha fallito, non ha prodotto nulla di efficace, per cui non ha senso restare attaccati alla tradizione”.

Poi l’89 e la mancata ‘svolta’ in direzione del socialismo europeo. Dunque, piaccia o no, siamo l’unico Paese europeo che non ha una grande forza progressista, laica, connessa alla tradizione del socialismo europeo e non ha nemmeno grandi Partiti – conservatori e/o liberali – legati alle tradizioni e culture di riferimento europeo! La patologia, insomma, è l’ideologia ‘antipartito’ di cui Grillo (come anche Bossi e Berlusconi) esaspera i toni ripetendo vecchi slogan neofascisti e credendo di essere non una parte ma l’intera società civile e questa credenza, “diventa inquietante quando coinvolge la magistratura, che è un potere dello Stato, e dunque non dovrebbe per principio prendere parte”.

Scritto da

Carlo Patrignani

- Romano, classe '53. Giornalista professionista dal 1987. Dopo aver collaborato con il settimanale della Cgil 'Rassegna Sindacale' sono stato responsabile dell'Ufficio Stampa della rFilcea-Cgil e successivamente collaboratore di 'Lavoro e Informazione', mensile fondato di Gino Giugni. Attualmente scrivo su Huffington Post e Formiche. Ho pubblicato 'Lombardi e il fenicottero' (2010) e 'Diversamente ricchi' (2012).