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29 Apr 2014

Area Riformista: che le danze comincino

area riformistaLeali, ma autonomi dal governo.

Potrebbe essere questo il motto di Area Riformista, il nuovo contenitore PD presentato lunedì 28 aprile al teatro Eliseo di Roma e nato per portare avanti una linea più di sinistra all’interno del Pd.
Già prima dell’inizio della manifestazione la sala è gremita di militanti, dirigenti e simpatizzanti del Pd giunti da ogni parte d’Italia, in particolare dalla Campania dove la nascente area già conta un corposo seguito tra lavoratori e professionisti come dimostra il risultato delle ultime primarie, per quella che a tutti gli effetti è stata la prima iniziativa pubblica della minoranza del partito dopo la tormentata fase seguita alla vittoria di Renzi alle primarie.

C’era chi si aspetta da Area Riformista una netta presa di distanze dal segretario e chi invece teme che la nascita di “una corrente” possa essere facilmente strumentalizzata da parte dei media e degli avversari politici. Quello che accomuna tutti è la voglia di non trasformare il Pd in un partito personale con un uomo solo al comando. Seduti in prima fila ci sono molti big del partito: l’ex segretario Guglielmo Epifani, due ex ministri del governo Letta,  Maria Chiara Carrozza e Flavio Zanonato;  bersaniani  doc come Davide Zoggia, Nico Stumpo, Alfredo D’Attorre,  Stefano Di Traglia eil ministro Maurizio Martina; dalemiani come Andrea Manciulli, Enzo Amendola e Danilo Leva, battitori liberi come Stefano Fassina, Cesare Damiano e Alfredo Reichlin, ex popolari di provenienza lettiana (Paola De Micheli) e fioroniana (Enrico Gasbarra). In platea si rivede anche Pierluigi Bersani (accolto da  un caloroso applauso) mentre non ci sono Massimo D’Alema ed Enrico Letta.

La relazione introduttiva è affidata al candidato all’europee Enrico Gasbarra che, parafrasando il celebre “Enrico stai sereno” di Renzi, lancia l’ hashtag #Matteodinoitipuoifidare, per rimarcare da subito che il senso dell’iniziativa non è quello di affossare Renzi, ma “di spingere sulla strada giusta il carro del cambiamento”.

In effettiquasi fino alla fine dell’incontro, quello di Gasbarra è l’unico riferimento al premier.  Sul palco, intervistati dal giornalista di La7 Andrea Pancani, gli esponenti democratici si confrontano in due mini talkshow per parlare “dell’ Europa che non vogliamo più” e descrivere “l’Europa che faremo”.  Nel corso di quasi due ore di dibattito vengono trattate tutte le questioni più spinose dalla mancanza di una politica economica comune europea, al ruolo del mediterraneo fino alla politiche della destra che hanno avuto come unica conseguenza quella di allontanare i cittadini dall’Europa.

Ovviamente, nonostante il dibattito sia incentrato sui temi europei, non mancano i riferimenti alla politica italiana.

Un primo assaggio del clima della sala lo si ha quando Pancani cita Berlusconi  che ha appena registrato l’intervista con Piazza Pulita. Dalla platea si alzano ululati  ed epiteti, di cui il più elegante è “sparisca”, mentre  sul volto di Bersani, seduto in prima fila, si affaccia un sorriso di soddisfazione.

Finalmente, verso la fine della serata, si inizia a parlare del tema che tutti aspettano: il rapporto tra la nascente minoranza e il segretario Matteo Renzi. A prender la parola è Roberto Speranza, indicato da molti come il futuro leader dei “non renziani”. Per il capogruppo Pd alla Camera, “sono tanti i punti su cui non la pensiamo alla stessa maniera. Ad esempio la riforma elettorale che va migliorata. Ma, soprattutto, non ci piace il pensiero unico, non siamo una caserma, anzi il Pd è l’unico partito veramente democratico che c’è in Italia”. Tutto ciò non significa chela minoranza, che per i paradossi della politica italiana rappresenta la maggioranza dei parlamentari del Pd, voglia affossare Renzi. Infatti, come spiega Speranza “sarebbe un suicidio non fare le riforme, non c’entra nulla la nostra partita interna. Non si tratta di stabilire se vince Renzi  o se perde Renzi, ma di evitare il collasso del nostro sistema democratico”.

L’ultimo intervento  della serata è affidato al ministro delle politiche agricole Maurizio Martina che traccia i primi confini della nuova area: “bisogna rendersi conto che le riforme si fanno con un partito dietro. Anche la leadership più forte, senza un progetto condiviso rischia di fallire.  Noi abbiamo l’ambizione di costruire un punto di vista nuovo, dare un contributo al Partito democratico e alla responsabilità di governo che stiamo vivendo. La  sfida del cambiamento che il partito sta affrontando è di tutti, non di una sola parte. Dobbiamo disegnare tutti insieme la direzione di marcia giusta.”

Area Riformista è ufficialmente nata. L’impressione è che l’appuntamento di lunedì rappresenti soltanto un primo assaggio di una discussione rimandata al dopo europee.  In ballo c’è la riorganizzazione del Pd, quale  ruolo deve avere e soprattutto che idea ne ha Renzi. E’ chiaro infatti che la nuova area non intende, per usare le parole di D’Alema,rassegnarsi al ruolo di comitato elettorale permanente né rinunciare a battaglie più prettamente di sinistra. Resta tuttavia ancora da capire come e su quali basi si organizzerà, se prevarrà l’ala dialogante o quella più di rottura e su quali basi ideologiche si fonderà la sua l’ opposizione a Renzi. Per ora i “non renziani del Pd” si organizzano partendo dai territori.

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