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26 Mar 2014

Fuga da New York?

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Una settimana fa il Corriere della Sera ha pubblicato un lungo articolo dal titolo Fuga da New York a firma di Andrea Marinelli con tanto di foto e video di Masiar Pasquali. Ho ricevuto decine di messaggi da amici e conoscenti i quali mi hanno chiesto se l’articolo rispecchiasse la situazione sociale ed economica attuale. Ho risposto di si, seppure alcune doverose precisazioni vadano fatte. New York, Manhattan per la precisione, e’ sempre stata considerata carissima e luogo di residenza per eccellenza dei ricchi e super ricchi. Non sono mai mancati i moment di grande fuga dalla città. In tempi recenti il crollo di Wall Street di fine anni ottanta generò una notevole emorragia della classe media da New York a questo tracollo economico segue nel corso degli anni ottanta una considerevole fuga dalla città della middle class: spaventata dalla notevole violenza urbana, dalle tensioni razziali e dalla cattiva condizione dei servizi pubblici: metropolitana pericolosa, scuole super affollate. Se una buona fetta della classe media newyorkese lasciava la città per i sobborghi dove la qualità dei servizi era sicuramente più alta una massiccia ondata migratoria arrivava in città: ispanici, africani, tanti asiatici trovavano nella grande la possibilità’ di un lavoro da undocumented (senza permesso di residenza) ed una certa tolleranza verso il loro status sociale.
011114-D-9880W-120Secretary of Defense Donald H. Rumsfeld (left) and New York Mayor Rudolph Giuliani (right) hold a joint media availability at the site of the World Trade Center disaster in lower Manhattan, on Nov. 14, 2001.  Rumsfeld is visiting the site of the Sept. 11th disaster to speak to Giuliani, officials from the N.Y. Fire Department and the Office of Emergency Management.  DoD photo by R. D. Ward.  (Released)La situazione socio economica della Grande Mela migliorò con la amministrazione Koch (1977-1989) soprattutto per quanto riguarda i servizi dei trasporti e l’edilizia popolare. Il Sindaco Koch lanciò uno dei più grandi piani di edilizia popolare mai varati da una amministrazione pubblica newyorkese (si costruirono in 12 anni oltre 300 mila vani). Alto invece rimase il tasso di criminalità’. Le cose precipitarono durante l’amministrazione Dickins –tasso di violenza urbana alle stelle, numerosi incidenti razziali e forti tensioni tra la comunità afro Americana e quella ebrea ortodossa. Tutto si ricompose con la sindacatura Giuliani il famoso sindaco della Tolleranza zero. In effetti I risultati si videro. Da 2000 (duemila!) omicidi l’anno si passò a poco più di 900. Una polizia militarizzata e spesso ai limiti della violazione dei diritti umani. In tutti questi lunghi anni, malgrado criminalità alle stesse, servizi pubblici scadenti, strade invase da rifiuti, droghe e prostituzione alle stelle New York riuscì a venirne fuori come la “capitale culturale del mondo”. Era la New York di Andy Warhol, Lou Reed, Patti Smith, Norman Mailler e di tanti altri migliaia di artisti in seguito diventati famosi o scomparsi nell’oblio del tempo. Una città vibrante ove chiunque avesse un briciolo di audacia e creatività aspirava a trasferirsi. Tanti palazzo vuoti, -in pessime condizioni- affitti bassissimi, costo della vita alla portata di artisti perennemente squattrinati. Intanto il piano di rilancio della città era già stato predisposto.
La difficile condizione economica degli anni ottanta, la fluttuabilità di Wall Street pose la municipalità di New York davanti ad un bivio. Come rendere più solida l’economia della città. La risposta fu trovata nell’ immobiliare (erano gli anni dello smantellamento delle aree industriali della città e della deregulation di Reagan). Il sindaco Kock oltre al piano di edilizia popolare concesse notevoli agevolazioni fiscali ai costruttori. Il piano di rilancio urbano era stato varato. Fu un altro crollo, non metaforico, ma reale, tragico, funesto, quello dell’11 settembre 2001 a catapultare sulla scena politica Mike Bloomberg il self made miliardario che in tre mandati di sindacatura ha letteralmente trasformato la città di New York: diventata per davvero costosissima ed inaccessibile ai non ricchi. Dodici anni di sindacatura Bloomberg hanno trasformato la città: le mega costruzioni: grattacieli, Freedom Tower (al posto delle Twin Towers), massicci investimenti nel cinema, nei media, soprattutto nella ricerca medica hanno modificato non solo l’assetto sociale della città, ma soprattutto quello economico.

Fuga da New YorkNew York e’ ormai una città globale: residenza (temporanea) dei super ricchi e con una popolazione locale in difficoltà soprattutto classe media e classe operaia (l’industria a New York e’ pressoché scomparsa). Quale e’ stata la peculiarità, strategia economica della sindacatura Bloomberg? Ha attirato a NY investitori da ogni angolo del mondo, garantendo loro benefici fiscali ed attivato una promozione globale della città di New York.  La strategia ha funzionato. 50 milioni di turisti solo nel 2013, migliaia di industrie hanno aperto le loro sede a NY, una massiccia presenza dell’industria Hi Tech (che vale solo il 3% del GDP della città), ma soprattutto i mega appartamenti dei tanti grattacieli che sono sorti in città sono stati acquistati da miliardari cosmopoliti che a NY ci passano si e no uno o due mesi l’anno. Questa politica ha spazzato via gli edifici ad equo canone (abbattuti), costretto migliaia di persone a trasferirsi in altre aree della città o dello stato e contribuito a creare (per davvero) il racconto delle “due città”. Dove l’1% della popolazione gestisce la maggior parte delle ricchezze pubbliche e ne domina la vita politica oltreché a quella economica. La vittoria del sindaco progressista Bill de Blasio, costruita su messaggio della disparità delle due città, e’ stata costruita su queste precise istanze sociali. Costo della vita altissima. Città poco o affatto ospitale per giovani e famiglie a basso reddito. Il neo sindaco de Blasio ha promesso la costruzione di 250mila vani da destinare all’edilizia popolare soprattutto per fare fronte alla nuova ondata migratoria che la città sta sperimentando: Pakistani, indiani, Bangladeshi, africani, sono i nuovi immigrati della Grande Mela che vanno a rimpiazzare altri newyorkesi che preferiranno i calmi sobborghi alle porte della città. Se le così stessero così … ben venga il nuovo piano edilizio di de Blasio.. Ma altro bolle in pentola. Il neo sindaco non gode (ad oggi) delle simpatie dell’establishment finanziario ed immobiliare di NY che teme una caduta verticale dell’industria immobiliare, una recrudescenza del crimine, una maggiore vocalità e forza politica delle minoranze afroamericane ed ispaniche (grande base elettorale del sindaco de Blasio). Ma soprattutto la sindacatura di Bloomberg pur vantando numerosi aspetti positivi ha sempre preferito negoziare con la finanza e ben poco o nulla con i sindacati (rappresentanti i lavoratori ordinari). Il risultato e’ stato che in dodici anni di sindacatura Bloomberg ben 88 contratti di categoria sono scaduti (compresi quelli dei poliziotti, vigili del fuoco ed insegnanti) e mai l’ex sindaco Bloomberg si e’ posto il problema del rinnovo di tali contratti. Ora i dossier passano a de Blasio. New York sta per cambiare ancora. E sono in tanti a volerlo.

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- PhD In Letteratura Comparata. Insegnante, giornalista e corrispondenza dagli USA, autore, delegato per una ONG, maratoneta, meridionale a New York.