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20 Lug 2013

Non la religione ma la giustizia sociale alla base della coesione sociale

È radicalmente errata la tesi liberista dell’essere umano ‘homo economicus’, motivato unicamente da fattori economico-finanziari, così come è falsa la tesi secondo cui alla base della ‘coesione sociale’ ci siano valori morali, la religione o la presenza o meno dell’immigrazione: il collante delle moderne società è dato invece dal livello di giustizia sociale, o meglio ancora dall’assenza delle perniciose diseguaglianze economico-sociali.

Si confermano valide le intuizioni di Carlo Marx: l’uomo è per sua natura essere sociale e la liberazione dell’uomo passa per il superamento dell’alienazione religiosa! E sono sonoramente smentite le tesi liberiste dell’austerità.

È quanto emerge dallo studio, ‘Barometro della coesione’, svolto dal 1989 ad oggi, nei 34 paesi più industrializzati, i 27 dell’Unione ed i 7 dell’Ocse, da un gruppo di sociologi dell’Università Jacobs di Brema per la ‘Fondazione Bertelsmann’.

Uno studio che dovrebbe esser letto dai dirigenti della sfilacciatissima ‘sinistra’ alla ricerca di un’identità culturale e politica, perché sono stati scoperti i fattori principali della coesione sociale: 1) robuste relazioni o rapporti sociali tra le persone; 2) attaccamento emotivo alla società; 3) responsabilità individuale verso il ‘bene comune’. Non sono, dunque, i fattori economico-finanziari – denaro, carriera, consumi, potere – a motivare le persone ma, insieme ad una redistribuzione equa ed uniforme della ricchezza, la qualità dei rapporti sociali, dell’interazione con gli altri.

In altre parole, tra le aspirazioni della gente comune c’è il superamento della scissione storica tra individuale e collettivo per cui o c’è l’individuale si fa individualità astratta che cancella il collettivo, o c’è il collettivo fatto ente astratto che disconosce i singoli individui.

E al tempo stesso c’è la compatibilità tra libertà ed uguaglianza che non hanno ancora trovato piena realizzazione. Escono, dal voluminoso studio, smentite due false ‘credenze’: 1) l’immigrazione non ostacola affatto la coesione e gli immigrati sono accettati con i loro stili di vita, come dimostrano i paesi – Canada, Australia o Svizzera – più interessati al fenomeno; 2) la religione non è indicata come fattore importante alla coesione sociale, tanto che paesi come l’Italia, la Polonia, la Grecia e la Romania, dove la religione ha una presenza di rilievo, hanno un livello di coesione estremamente basso rispetto ad altri, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Svezia, Francia, Nuova Zelanda, Australia e Stati Uniti, che sono ai primi posti nella classifica a più alta coesione sociale.

“La coesione è importante per il futuro della società. La scoperta centrale dello studio è che essa riguarda soprattutto il benessere soggettivo: più coesione significa più soddisfazione di vita”, ha detto Liz Mohn, vice presidente del consiglio di amministrazione della ‘Fondazione Bertelsmann’. Uno studio consigliato al leader del Pd Guglielmo Epifani: vi troverebbe molti spunti sui quali alcuni ‘uomini di cultura’ a lui noti, come Bruno Trentin o Vittorio Foa, si sono spesi molto.

Scritto da

Carlo Patrignani

- Romano, classe '53. Giornalista professionista dal 1987. Dopo aver collaborato con il settimanale della Cgil 'Rassegna Sindacale' sono stato responsabile dell'Ufficio Stampa della rFilcea-Cgil e successivamente collaboratore di 'Lavoro e Informazione', mensile fondato di Gino Giugni. Attualmente scrivo su Huffington Post e Formiche. Ho pubblicato 'Lombardi e il fenicottero' (2010) e 'Diversamente ricchi' (2012).