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19 Nov 2013

Scissione Pdl preludio implosione Pd

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La scissione del Pdl, tra ‘falchi’ e ‘colombe’, e’ il preludio all’implosione prossima del Pd tra ‘renziani’ e ‘dalemiani’? Tutto lascerebbe ipotizzare ed intravvedere questo esito, da ascrivere ad una sorta di ‘pulizia etnica’, ossia al ‘taglio’ delle cosiddette ‘ali estreme’, tanto a destra – i falchi berlusconiani – quanto a sinistra – i giovani turchi dalemiani – per dare vita ad un forte ‘rassemblement’ moderato di centro, gradito tanto alle lobby e poteri finanziari quanto ai vertici della Chiesa. Si sta, in buona sostanza, attuando quella operazione di ‘pulizia etnica’, sollecitata a gennaio scorso dall’ex-Premier, Mario Monti, secondo uno schema ‘caro’ alla Trilaterale, cui appartiene anche l’attuale Presidente del Consiglio, Enrico Letta. “Credo che ‘tagliare le ali’ sia una brutta espressione, ma se le ali sono estreme e’ una buona cosa”, spiego’ Monti rivolgendosi all’allora leader del Pd, Pier Luigi Bersani. Con chi ce l’aveva Monti? Da una parte, a sinistra, con ‘il giovane turco’, Stefano Fassina che aveva definito quella di Monti “la lista del Rotary”, detta poi Scelta Civica, e con la ‘radicale’ segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, rea di opporsi alle sue ‘riforme strutturali’ che, mutuate dal lessico di Riccardo Lombardi, andavano esattamente nella direzione opposta a quella conferita ad esse dal grande leader della ‘sinistra socialista’, ossia non a rafforzare le tutele del mondo del lavoro ma a smantellarle, come e’ stato fatto con lo Statuto dei Lavoratori. Dall’altra, a destra, con l’ex-ministro Renato Brunetta, uno dei ‘falchi berlusconiani’, perche’, “sta portando il Pdl su posizioni estreme e settarie”. Bersani rispedi’ al mittente, che aveva gia’ annoverato nelle sue fila il giuslavorista ‘piddino’ Pietro Ichino, la richiesta: atto coraggioso che Bersani paghera’ amaramente nella ricerca di ‘un governo del cambiamento’, all’indomani dell’esito del voto del 24-25 febbraio. Perche’ oggi c’entra Massimo D’Alema? Perche’ tra i dirigenti autorevoli e di peso, per storia e militanza, del Pd e’ il solo ad opporsi frontalmente all’ascesa dell’ex-margheritino e boyscout Matteo Renzi che sarebbe, insieme ad Angelino Alfano ‘la colomba berlusconiana’, il nuovo che avanza per la costruzione del rassemblement moderato di centro, che ha gia’ in se l’altro ex-enfant prodige, Valter Veltroni ed una nutrita schiera di sindaci ‘rossi’ da Fassino a De Luca, da Bassolino a Marino, e l’area dem di Franceschini. D’Alema, presidente della Fondazione europea di studi progressisti, la Feps e da tempo iscritto al Partito Socialista Europeo, si ritrova oggi ad avere nelle mani la sorte e il destino di buona parte della corrente ex-Ds che come ha detto esplicitamente, “[…] pensa che non possiamo diventare un partito che assomigli alla peggiore Democrazia cristiana”. Insomma, ‘baffino’ oggi e’ costretto ad andare ‘Controcorrente’ per gli eventi e la storia personale se, come diceva Bruno Trentin, vuole ‘morire socialista’, e a riprendere in mano con molta piu’ determinazione il progetto culturale e politico degli ‘Stati Generali della Sinistra’ del 1999 per creare, sulla base del socialismo delle origini, un unico soggetto della sinistra italiana: il ‘rassemblement’ progressista con altre culture oltre la ‘diessina’, ossia socialista, ambientalista, solidaristica, che si rifanno al socialismo europeo.

Scritto da

Carlo Patrignani

- Romano, classe '53. Giornalista professionista dal 1987. Dopo aver collaborato con il settimanale della Cgil 'Rassegna Sindacale' sono stato responsabile dell'Ufficio Stampa della rFilcea-Cgil e successivamente collaboratore di 'Lavoro e Informazione', mensile fondato di Gino Giugni. Attualmente scrivo su Huffington Post e Formiche. Ho pubblicato 'Lombardi e il fenicottero' (2010) e 'Diversamente ricchi' (2012).