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9 Nov 2013

Carlo Galli: “Bisogna ripartire dal socialismo delle origini”

Intervista a Carlo Galli durante il convegno
Ripensare la cultura politica della sinistra” (Roma, 7-8 ottobre 2013)
Carlo-Galli
Bisogna ripartire dal socialismo delle origini
: oggi, paradossalmente, siamo nelle stesse condizioni di fine Ottocento, quando non si conosceva il socialismo, quando c’era da costruire la nuova società, ossia l’emancipazione di ‘qualcuno’ – contadini, operai, uomini e donne – da ‘qualcun altro’ – la grande borghesia reazionaria – ed in questo lavoro di ‘ripensamento’ della sinistra Antonio Gramsci puo’ darci preziosissimi suggerimenti: lui tentò negli anni ’20-’30 di trovare una via d’uscita socialista – e non staliniana – ad una società che non lo era.

E’ la terapia di Carlo Galli, ordinario di Storia delle dottrine politiche di Lettere e Filosofia all’Universita’ di Bologna, e deputato del Pd per far uscire il malato, ‘la sinistra’, che poi è principalmente il Pd, dal coma profondo, ripensando la ‘cultura politica’.

Dilaniata e frammentata piu’ per lotte intestine di potere che per ‘egemonia culturale’, la sinistra di un tempo non c’e’ più: la parola stessa ‘sinistra’ ha perso, con il suo fascino, senso e credibilita’.

Tanto che, facendo a polpette la lezione di Noberto Bobbio, si ode l’acre e stonatissimo slogan “sinistra e destra non esistono più”.

Una prova provata è quanto sta accadendo in seno al Pd, un amalgama mal riuscito per dirla con Massimo D’Alema: pur essendo ancora il solo partito ‘non personale’, quindi degno di questo nome, si ritrova un ‘Re nudo’, senza uno straccio di identita’ culturale e politica, lontano non solo dalla gente comune ma dai suoi stessi iscritti. Sul resto di quel che si vuol continuare a chiamare ‘sinistra’, vale a dire Sel, Prc, Pcdi, Psi, e’ meglio stendere un velo pietoso!

Ce la puo’ fare il Pd ad uscire dal coma profondo? A ripartire dal socialismo delle origini e dalla parola ‘emancipazione’ che non esclude – precisa Galli – le tre parole d’ordine della Rivoluzione Francese, libertà, “ma di qualcuno da qualcosa”; uguaglianza, “a patto di garantire il libero fiorire delle differenze, altrimenti è appiattimento”; fraternità, “meglio solidarietà, comunanza di un’ideale”?

Laconica la risposta del politologo: “speriamo…” e non aggiunge altro! Resta pero’ il richiamo a Gramsci, sul cui ‘pensiero’ e’ in corso un acceso dibattito tra gli storici.

“Pur se Gramsci è stato filtrato da Togliatti, ed è possibile, il grosso del suo straordinario pensiero ci è noto, a cominciare dalla questione di fondo, la piu’ importante: la sua presa di distanza dall’Urss di Stalin”.

A differenza di Togliatti che restò fedele a Stalin: il XX° Congresso del Pcus ne denunciò nel ’56 i crimini, le purghe, le deportazioni: ben 15 milioni di morti ammazzati!.

Eppure Luciano Canfora e’ tornato a tessere l’elogio di Stalin. “E’ una sua fissazione…”, taglia corto Galli.

Scritto da

Carlo Patrignani

- Romano, classe '53. Giornalista professionista dal 1987. Dopo aver collaborato con il settimanale della Cgil 'Rassegna Sindacale' sono stato responsabile dell'Ufficio Stampa della rFilcea-Cgil e successivamente collaboratore di 'Lavoro e Informazione', mensile fondato di Gino Giugni. Attualmente scrivo su Huffington Post e Formiche. Ho pubblicato 'Lombardi e il fenicottero' (2010) e 'Diversamente ricchi' (2012).