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Il Mercato del Lavoro

Spesso le imprese italiane  imputano la loro difficoltà di compere sui mercati agli alti costi del personale, includendo in esso no solo il salario ma anche gli oneri sociali.

A questo punto è opportuno fare una panoramica sul mercato del lavoro italiano comparato con quello degli altri paesi.

Partiamo dalla comparazione dei salari medi annui lordi, la tabella seguente si riferisce alla situazione del 2002 ed evidenzia che l’Italia si trova dietro paesi come la Francia o la Germania, mentre era molto vicini ai salari della Spagna.

OCSE: salari medi anno 2002, in US$ 2009 a parità di potere d’acquisto, prezzi correnti
OCSE: salari medi anno 2002, in US$ 2009 a parità di potere d’acquisto, prezzi correnti

Otto anni dopo la situazione è molto diversa, l’Italia non solo è superata dalla Francia e dalla Germania ma anche dalla Spagna e dalla Finlandia, i nostri salari sono comparabili con quelli della Slovenia che nel 2002 erano circa il 25% più bassi.

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Qualcuno potrebbe dire che i salari sono più bassi rispetto alla media europea ma il lavoro in Italia è gravato da elevati costi/oneri sociali il che non rende i nostri prodotti concorrenziali. Falso, Il costo del lavoro in Italia, inteso come retribuzione, oneri sociali e altre spese, risulta minore rispetto alle grandi economie europee. Rispetto alla grandi economie europee  solo in GranBretagna il costo risulta più basso, questo a causa della bassa componente degli oneri sociali. Il grafico sottostante mostra il costo del lavoro orario:

Eurostat Dati 2010

 

Eurostat Dati 2010

Allora qual è il vero problema delle imprese italiane se il costo del lavoro e più basso della media europea?

Analizziamo la produttività (calcolata come Prodotto interno lordo (in Euro) per ora lavorata) e possiamo evidenziare che il suo valore assoluto è basso ed inoltre non è cresciuto per nulla negli ultimi 10 anni.

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Si può notare che la produttività nel nostro paese non è minimamente aumentata anche se nel corso del periodo considerato sono state introdotte delle leggi volte all’aumento della flessibilità del lavoro.

Altro elemento da evidenziare è che il numero di ore di lavoro per anno per addetto risulta fra i più alti d’Europa, un dato che conferma la tipicità delle nostre industrie che sono ad alta intensità di lavoro.

OCSE: ore lavorate per addetto in un anno, anno 2010

 

OCSE: ore lavorate per addetto in un anno, anno 2010

Da questa serie di dati possiamo fare una alcune considerazioni sul mercato del lavoro:

  1. La difficoltà relative alla competitività delle imprese italiane non è attribuibile alla elevato costo del lavoro (compresi tutti gli oneri accessori), ma probabilmente allo scarso investimento in nuovi mezzi di produzione o più in generale alla obsolescenza degli impianti, questo è in parte anche evidenziato dall’alto numero di ore lavorate per addetto;
  2. La flessibilità del lavoro, introdotta in questi anni, non ha avuto effetti positivi sulla produttività complessiva del sistema, ma non ha neanche avuto gli effetti sperati nell’assorbimento del lavoro irregolare in Italia.

Scritto da

Luigi Cristiani

- Economista e appassionato di tutta la letteratura economica da Smith a Marx, da Keynes a von Hayek, da Modigliani a Friedman. Amo i fumetti della Marvel (Spider-Man, The Avengers, Fantastic Four, X-Men), lo squash, il tennis e il basket. Patito per il Napoli