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18 Feb 2014

La fretta di Renzi

Renzi ha fretta: farò una riforma al mese

Renzi

Renzi ha fretta. Vuole correre. Con la velocità d’un lampo, ha sconfessato in poco tempo le sue stesse parole. Appena eletto segretario, prima di confrontarsi con il suo partito e con gli alleati, aveva già in tasca l’accordo con Berlusconi, perché bisognava trovare a tutti i costi una legge elettorale e poi subito al voto. Salvo poi scoprire che tutta questa fretta non c’era. Quando i giornali anticipavano già una staffetta con Letta, subito Renzi smentiva:  “mai come D’Alema nel 1998; mai al governo senza il voto popolare”. Poi in una settima è cambiato tutto  e oggi  sarà il terzo Presidente del Consiglio consecutivo a non essere stato eletto. E questi non sono che due piccoli esempi di come il renzi–pensiero può cambiare velocemente come una giornata di primavera.

La velocità di Renzi si è rapidamente propagata all’intero Pd che si è scoperto un partito leaderistico pronto a ratificare in direzioni lampo in diretta Tv e senza fiatare le scelte del segretario. Così, incredibilmente, senza dare neanche una spiegazione (politica, personale,  morale, economica o di qualsiasi tipo) la direzione del Pd ha semplicemente sostituito il Premier. E ciò non è accaduto perché dietro ci sia una battaglia ideologica, nuove visioni dell’economia o del paese, una nuova maggioranza o una nuova proposta, ma unicamente perché Matteo Renzi è in grado di raggiungere i risultati il prima possibile e perché ha trionfato alle primarie.

Quello che davvero stupisce, e preoccupa di più, è come questa fretta di arrivare sia ormai condivisa da gran parte del popolo della sinistra che probabilmente neanche si rende conto di star subendo una mutazione antropologica berlusconizzandosi.

Del resto la retorica che accompagna Renzi e Berlusconi è praticamente la stessa. Entrambi sono leader in quanto investiti dalla sacra volontà del loro popolo che li acclama e li benedice (anche se Berlusconi è stato votato alle elezioni mentre Renzi più prosaicamente si accontenta delle primarie). Per entrambi la coerenza è un optional e le idee possono essere cambiate a seconda della momentanea convenienza. Loro sono uomini concreti, del fare, leader in grado di riuscire dove gli altri chiacchierano. La loro è una politica pragmatica, non ideologizzata, non connotata specificatamente a sinistra o a destra. Una politica di cose di buon senso che, colpevolmente, “la vecchia politica” che tanto rimpiange le stanche liturgie del passato ha dimenticato.

Sarà per questo che blogger e giornalisti renziani ormai non si prendono neanche più la briga di argomentare le loro difese d’ufficio. Per loro non ci è dato di capire come gli slogan si trasformeranno in azioni concrete, basta sapere che ci sarà una riforma al mese per almeno quattro mesi. L’unica cosa che conta è che qualunque cosa Renzi farà lo farà presto (almeno che la politica romana non lo fermi) che è giovane mentre tutti gli altri sono vecchi e sconfitti, ha vinto le primarie e fin quando non ci sarà qualcuno capace di avere il suo stesso consenso si farà come dice lui.

Punto, stop, nessuna discussione o argomentazione. Per loro, come per i berlusconiani di stretta osservanza, chi riflette, discute o semplicemente non accetta il leaderismo in tutte le sue forme (di destra, di sinistra o grillina) è un residuato bellico del tempo passato, l’interprete di una sinistra litigiosa e noiosa che non sa o non riesce ad appassionare e che imbriglia tutto in mille inutili discussioni. E gli italiani, si sa, vogliono soltanto semplicità, allegria, freschezza e soprattutto velocità.

Scritto da

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