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11 Lug 2012

Una comune identità europea

In un periodo come quello che stiamo vivendo, immersi in una globalizzazione umiliante delle peculiarità locali e in un’Europa dove i cittadini di uno stato considerano nemici quelli dello stato che si oppone alla loro salvezza, l’unica via d’uscita che vedo è l’attuazione di politiche di salvataggio collettivo sulla base di un riconoscimento di una comune identità culturale, europea.

Discorso ostico, che si è preferito accantonare, ormai da quasi un decennio, da quando, nell’impossibilità di riconoscere nella religione le comuni radici, si è preferito chiudere l’argomento e non parlarne più.

In base a cosa siamo europei? In base a cosa si fanno scelte politiche rispetto alla finanza, all’industria, all’immigrazione, alla cultura?

Prima di essere Unione Europea ci siamo definiti Comunità Europea! É vero, comune mercato, ma la parola comunità rimanda a una serie di concetti che non possiamo far finta che non esistano: comunione di intenti, di visione, di storia, talvolta anche di lingua e di religioni. mi piace ricordare Voltaire che considerava l’Europa come una grande republique, dominante nella ricchezza, nell’industria e nell’arte.

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Un continente che pur parlando lingue diverse e professando religioni diverse era tuttavia unifito da un unico codice culturale, quello che gli ha consentito di essere propulsore di rivoluzioni: urbanistica, liberale, scientifica, industriale, socialista.

Ancora: idee come libertà, uguaglianza e fraternità hanno viaggiato più veloci di tutte, insieme alle enciclopedie che davano una definizione delle cose e quindi di un modo di il mondo: una visione comune.Quindi ci sono o non ci sono comuni radici? Secondo noi de La Prima Pietra si: ad esempio usiamo le stesse parole per dire democrazia, città, politica, legge, arte. Ci sono state, e ci sono ancora, azioni che ci hanno fatto essere Comunità Europea prima che questa fosse definita tale: ad esempio nel quattrocento artisti fiamminghi viaggiando per le strade europee arrivavano in Lombardia, da lì la loro arte e quindi la loro cultura scendeva a Napoli, poi a Messina! oppure al contrario idee scientifiche partivano dalla toscana e si irradiavano in tutti i paesi europei. dai Balcani arrivavano musiche e parole che hanno influenzato parte dell’Italia meridionale. dalla Germania, dalla Francia e dall’Inghilterra si viaggiava verso il sud per scoprire e giore delle comuni radici romane e greche.

E i monumenti, le strade, i quadri, i siti archeologici, i musei, la letteratura, la musica sono la prova tangibile che l’Europa unita c’era prima che la dichiarassero e sono un richiamo continuo al fatto che noi, al di là delle nostre personali provenienze regionali, siamo comunque europei, siamo ancorati alla Storia e in essa dobbiamo continuare a esistere con politiche che non possono prescindere, ben prima che da una moneta comune, innanzitutto dal riconoscimento di una comune identità culturale.

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