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7 Mar 2013

Le mani sulla città…ancora

incendio-624x300Il recente rogo doloso di Città della Scienza, che ha tanto scosso Napoli, e che non ha ancora colpevoli, potrebbe accelerare le procedure per la modifica del piano urbanistico attuativo, come suggerisce il collega Ciro Crescentini.

Viene quindi da malignare: forse sono stati in molti ad esultare, così come accadde poco dopo il terremoto de L’Aquila?

L’oscura borghesia napoletana si starà sfregando le mani? Non c’è da illudersi, la città era ed è ancora nelle loro mani. Il sindaco De Magistris è stato eletto grazie all’appoggio di personaggi del calibro degli sposini Marilù Faraone Mennella (costruttrice, a capo della cordata Naplest) e Antonio D’Amato (ex presidente Confindustria), di Alfredo Romeo (Gruppo Romeo, alberghi e servizi integrati ai Patrimoni Immobiliari), di Paolo Graziano (presidente Confindustria Napoli, indagato nello scandalo Finmeccanica). Ai primi due si dice abbia promesso mano libera su Napoli est (dove infatti dopo l’affair PalaPonticelli pende in primis la minaccia del nuovo stadio, una speculazione da oltre 750 milioni di euro, almeno 6 volte il costo di altri nuovissimi stadi europei); il secondo, oltre alla già ricevuta gestione delle dismissioni del patrimonio comunale, desiderava l’affido del progetto Insula, una riqualificazione urbana dell’area dell’antica Dogana aragonese tra via Marina e via Depretis, vicina al suo albergo “Romeo”, al fine di farci un bel parcheggio. Ed infine, al numero 1 degli industriali napoletani, il Sindaco pare avesse promesso un’accelerazione mirata della riqualificazione di Bagnoli, che doveva avere come apripista l’America’s Cup, strumento per succose modifiche dei piani già esistenti. Si ricorda in particolar modo il mostruoso progetto di costruzione di un’uscita della Tangenziale a Bagnoli, caldeggiata da De Magistris stesso e dall’eterno presidente di Tangenziale di Napoli Spa, Paolo Cirino Pomicino. Grazie a uno degli ultimi rantoli dell’Assise della Città di Napoli, con l’esposto alla magistratura, il “pericolo” America’s Cup è stato per ora eliminato, visto che la colmata a mare di Bagnoli è inquinante e va rimossa.

La situazione nella zona ad ovest di Napoli si è quindi bloccata per l’ennesima volta, le gare per l’assegnazione dei lotti sono andate ancora deserte. Mentre la bonifica è stata affidata a ditte in odor di camorra che pare abbiano sparso gli inquinanti su tutta l’area, invece di eliminarli…

Insomma, l’unica eccezione sembrava essere Città della Scienza. Sembrava: costruita dalle istituzioni pubbliche abusivamente, senza neanche bonificare il terreno industriale su cui è sorta, nel 2010 aveva un risultato di gestione negativo di circa 1,8 milioni di euro, pur (pare) vantando crediti per vari milioni di euro da parte del Miur e di altre istituzioni, e nell’ultimo anno non era neanche riuscita a pagare i propri dipendenti. In sintesi possiamo dire che la Fondazione Idis ha gestito in questi anni un bel giro di denaro in maniera poco trasparente, un carrozzone bassoliniano costruito con nomine politiche, ad alimentare il più classico dei sistemi clientelari all’italiana.

città della scienzaOra che è andata in fumo, riceverà i soldi delle varie polizze assicurative che la proteggevano da eventuali incendi. Lascia perplessi l’assenza o il non funzionamento del sistema antincendio; così come il fatto che le telecamere di sorveglianza non registravano, e non erano neanche presidiate… E il fattaccio è accaduto proprio qualche settimana prima dall’ennesima vendita dei lotti dell’area di Coroglio-Bagnoli, ad un prezzo ribassato, e sempre senza una vera bonifica, e che ora avranno vista mare.

Scommetto che ora il Sindaco proclamerà che la Città della Scienza la costruiremo ancora più grande e bella, ma più dietro… e senza bonifiche, come sempre. Già l’anno scorso l’assessore all’urbanistica De Falco parlava di delocalizzazione di questo abuso oltre le mura dell’area ex Italsider. Liberando quindi “gustosi” spazi sulla costa. Infatti, scrive ancora Crescentini, il gruppo Caltagirone potrebbe avanzare pretese e richiedere il permesso di costruire alloggi e alberghi sul mare sull’area Cementir di sua proprietà… O questo incendio potrebbe offrire nuovi spazi alla prossima America’s Cup… Chissà. Sta di fatto che questa “disgrazia” potrebbe essere il volano per sbloccare molte situazioni congelate dai piani urbanistici.

Il pericolo è che tra qualche settimana, una volta spenta l’indignazione, rastrellati dalla Fondazione Idis i soldi della raccolta fondi e quelli delle assicurazioni, come al solito ci dimenticheremo di tutto, si ricollocheranno (forse) i 160 sfortunati che sono senza lavoro, e si riapriranno le danze oscure degli speculatori. Le famose e “antiche” mani sulla città. Che sarà tornata a dormire.

Scritto da

Massimo Ammendola

- Classe 1985. Specializzando in Storia e Ambiente e laureato in Lettere Moderne all'Università degli Studi di Napoli «L'Orientale». Come direttore della rivista «Città Future» si occupa dei temi della transizione e della resilienza, ovvero della ricerca teorica e pratica di modi di vivere alternativi al modello capitalistico. Attivista nell'Assise della Città di Napoli e nei comitati campani impegnati nella salvaguardia dell’ambiente, della terra e della salute. Curatore del libro-inchiesta «Il destino di Napoli est. La pianificazione di un disastro: la nuova centrale a turbogas, il nuovo Terminale Contenitori e l’inceneritore» (2008) e «L'inganno dei termovalorizzatori» (2012)