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La rivoluzione arancione si tinge di giallo.

Parlare tutti i giorni di rivoluzione è senza dubbio un bene. A patto che non ci si accontenti della sola etichetta di rivoluzionario. Chi vuole cambiare radicalmente le cose  non dovrebbe mai dimenticare che il compito che si è prefissato è senza dubbio il più difficile. Deve essere per natura incline ad affrontare l’incognito, dotato di fantasia e di una robusta dose di coraggio per capire e correggere le cose che non vanno. Parafrasando la frase di Montaigne, resa celebre da Massimo Trosi, il rivoluzionario “sa da che cosa fugge ma non sa che cosa cerca”.
Questa premessa risulta necessaria per comprendere ogni movimento che si dice rivoluzionario, compreso quello di de Magistris a Napoli. Dopo la prima fase che ha avuto il grande merito di mettere finalmente la parola fine al governo della città autoreferenziale e deludente sotto tutti gli aspetti, la fase due della rivoluzione arancione rischia di perdersi sotto il peso di contraddizioni e pericolosi arroccamenti.
Negli ultimi mesi, infatti, sono comparsi alcuni misteri che rischiano seriamente di compromettere quanto di buono è stato fatto sinora. Due di questi misteri hanno riguardato due personalità, Roberto Vecchioni e Rafael Rossi, richiamati dal Nord per contribuire alla rivoluzione arancione. Il primo, dopo infinite polemiche legate al suo compenso, ha deciso di lasciare la guida del Forum delle culture; il secondo, invece, chiamato a risolvere l’eterna emergenza rifiuti, ha abbandonato l’incarico dopo un duro scontro dal sapore bassoliniano con il vice sindaco Sodano per l’assunzione di ventitré non meglio identificati operatori ecologici. Cosa sia successo probabilmente non lo si saprà mai. Sarà uno dei tanti misteri che attanagliano la città. Intendiamoci,l’addio volontario o meno  dei due esperti venuti dal Nord non è di per sé una nota dolente. Quello che più stupisce è proprio che un sindaco che ha fatto del coinvolgimento dei cittadini il suo cavallo di battaglia decida di far calare su queste vicende un impietoso muro di gomma.
Gli altri due misteri riguardano invece i due grandi eventi che coinvolgeranno la città: le regate dell’American’s cup e il Forum delle Culture. Nel primo caso si è assistito a tutto e al contrario di tutto. La prima destinazione doveva essere Bagnoli, poi a causa del mostruoso inquinamento della zona si è virato per via Caracciolo, ipotesi tuttora al centro di polemiche a causa dei vincoli paesaggistici. Si faranno le regate? E se sì, dove? A queste domande per ora, a parte forse la Giunta, nessuno sa dare risposte certe.

napolitua
Il secondo mistero arancione riguarda invece il Forum delle Culture, eredità della passata consiliatura. Anche qui nessuno a Napoli sembra aver capito di cosa tratterà, che eventi ospiterà e su quali tematiche si sta lavorando. In compenso tutti sappiamo vita, morte e compensi dei vari direttori.
Ancora una volta a lasciare perplessi è il fastidio, se non un malcelato astio, da parte “arancione” a fornire spiegazioni e risposte. Il tutto mentre in Giunta siede addirittura un assessore alle “assemblee del popolo.”
Di fronte a queste questioni già si intravede una prima frattura in due tronconi delle varie anime che costituiscono il popolo arancione.  Per alcuni, che potremo chiamare i pasdaran della rivoluzione arancione, tutto funziona a perfezione e l’unico ostacolo è rappresentato dai nemici (giornali, partiti e poteri forti) che remano contro “la rivoluzione dei beni comuni e della democrazia partecipata”. Il secondo gruppo è formato invece da tutti quei convinti sostenitori che manifestano i primi dubbi, chiedono maggiore coinvolgimento nelle scelte e una correzione di rotta soprattutto sui temi della legalità.
Questa frattura si ripropone in maniera ancora più marcata e aspra tra gli eletti e i simpatizzanti di Napoli è tua, ovvero in quello che a tutti gli effetti può essere definito il partito del sindaco, e persino nella stessa Giunta. In una città storicamente affascinata del capo carismatico, succede infatti che spesso la partigianeria venga confusa con la cortigianeria. Di fronte al “capo” molti si sforzano di fare di tutto per assecondarlo, prevenire i suoi desideranda, compiacerlo e lusingarlo. Chi osa muove critiche viene bollato come traditore e spia o nemico del popolo. Inutile dire che quando il capo cade in disgrazia i cortigiani sono pronti  a servire con lo stesso ardore il nuovo re e lo nuova ideologia dominate. È  successo con Bassolino prima della sua ingloriosa fine e prima di lui con altri sindaci carismatici. E succederà ancora, a meno che lo stesso de Magistris non riesca a rompere il suo arroccamento e che i suoi sostenitori non si rendano conto che la democrazia partecipata, per non parlare della rivoluzione, si costruiscono giorno dopo giorno anche attraverso contraddizioni, correzioni e posizioni diverse. Non basta infatti nominare un assessore alla “rivoluzione” o convocare di tanto in tanto forum o assemblee del popolo per realizzare magicamente il cambiamento. Se la rivoluzione arancione vuole cresce deve fare un sostanziale sforzo di maturità. Partendo innanzitutto da un vigoroso  bagno di umiltà.  Senza cercare ossessivamente un nemico esterno o interno su cui addossare tutte le colpe, ma riconoscendo con coraggio le cose che non vanno.

Scritto da

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  • Marianna

    in sintesi…a’ pazziella ‘man e criature! io non ho mai trovato rivoluzionario de magistris, piuttosto demagogico e affabulatore. Napoli sembra un palcoscenico per drammi e commedie popolari, vent’anni fà la primavera di bassolino, oggi la rivoluzione di de magistris, ma non cambia mai nulla. Ma Napoli che ha bisogno oggettivamente di un cambiamento a chi si deve affidare? Solo i napoletani posso ancora una volta rispondere….