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Avvocati in piazza

Si terrà oggi a Roma la manifestazione nazionale indetta dall’O.U.A. ( ndr Organismo Unitario dell’Avvocatura) con delibera del 16 gennaio 2014.

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Avvocati in piazza per protestare contro le riforme del sistema della Giustizia civile e i progetti di riforma annunciati dal Ministero.

La manifestazione giunge dopo una serie di iniziative di protesta portate avanti presso i distretti territoriali delle Corti di Appello Italiane dai competenti ordini forensi e segue i tre giorni di astensione dalle udienze proclamati per il 18,19 e 20 del mese di Febbraio. Gli avvocati ritengono che la misura sia ormai colma perché è in atto un attacco sistematico alla funzione e alla rilevanza della professione legale.

Le riforme completate e i progetti di riforma minano le prerogative costituzionali affidate al corpo forense  e di fatto creano sempre maggiori ostacoli al cittadino per accedere alla Giustizia. E’ questo in sostanza il senso della protesta che domani, si prevede, occuperà  le strade della capitale. Il comunicato dell’OUA è chiaro; si legge nella delibera che indice la protesta dove si  denuncia lo stato e le condizioni in cui versa la Giustizia a causa di uno scellerato ed ipertrofico ricorso alla decretazione di urgenza in carenza dei presupposti di legge e in carenza di una organica politica giudiziaria e di ogni adeguata possibilità di interlocuzione con il Parlamento; la persistenza di un attacco diretto alla funzione e alla rilevanza costituzionale della professione di Avvocato; la volontà discriminatoria volta a scoraggiare l’accesso alla tutela giudiziaria da parte dei cittadini relegandola a privilegio per coloro che, in virtù delle loro condizioni economiche, possono permettersi il pagamento degli onerosi tributi imposti per ricorrervi.

La classe forense è convinta che, sul presupposto di porre rimedio alla gravissima crisi della Giustizia civile, il Governo stia portando avanti una battaglia all’unico corpo sociale che costituzionalmente si pone come baluardo tra la cittadinanza e il potere quando questo sbaglia o è arrogante nel suo esercizio.

Certo, qualche malpensante dirà che in realtà gli avvocati protestano perchè le riforme hanno toccato e toccheranno ancora le tasche di un organismo professionale che ha già visto intaccata la sua atavica solidità patrimoniale dalla perdurante crisi economica.

Eppure il problema in termini economici per il cittadino che voglia accedere alla Giustizia è incontestabile. I costi da sopportare in tributi per un normale cittadino che voglia far valere i suoi diritti in dieci anni sono aumentati  del 55,62% per l’accesso alle Corti di primo grado e rispettivamente del 119,15% per l’appello e del 182,67% il ricorso in Cassazione. In tal senso sono aumentati anche i tributi dovuti per accedere al Giudizio dei Tribunali Amministrativi. Inoltre il progetto di riforma in discussione prevede ulteriori aumenti per avere una sentenza motivata (se ti accontenti del dispositivo non paghi oltre a quanto già pagato, ma se vuoi sapere in che modo ha ragionato il Giudice che ha emesso la tua sentenza, dovrai pagare ancora un’altra tassa) ed ancora l’introduzione della responsabilità solidale degli Avvocati qualora abbiano patrocinato un causa temeraria. Le compagnie di Assicurazioni già preparano i portafogli da riempire con i prezzi delle polizze professionali che gli Avvocati saranno costretti, ancor più di prima, a sottoscrivere per continuare a lavorare, magari mal pagati, al fine di non rischiare di dover risarcire anche il danno per non essere stati sufficientemente Giudici nel valutare la fondatezza delle pretese dei propri clienti.

E se poi si facesse un valutazione complessiva delle (poche) riforme realizzate in questi ultimi anni, estranee semmai al sistema giudiziario, ma che comunque con esso interagiscono attraverso la tutela dei consumatori, si finirebbe per giudicare non così fuorviante la teoria dell’aggressione al corpo forense. Senza voler scendere nel dettaglio, le domande che è opportuno porsi sono le seguenti: è condivisibile un sistema di riforme che introduce pochi cambiamenti alle procedure processuali e tuttavia innalza in maniera rilevante i costi della Giustizia? A chi giova una Giustizia lenta ed economicamente cara?

E’ evidente che coloro che saranno tartassati fino al proposito di non ricorrere più alla Giustizia saranno i consumatori, i cittadini, coloro che per mezzi e sostanze non possono disporre di uffici legali (sotto)pagati a contratto. Viceversa i gruppi di potere (Banche, Assicurazioni, dipartimenti dello Stato) soprattutto se sono in torto, avranno tutta l’intenzione di resistere sulle (illegittime) posizioni contando sulla lentezza della Giustizia (e dunque sulla possibilità che una condanna arrivi il più tardi possibile o non arrivi più) e sui costi inaccessibili alla maggioranza della collettività. E allora il sospetto diventa tragica realtà, soprattutto se si osserva che non esiste alcun progetto di riforma che in qualche modo sia deflattivo e sanzionatorio verso coloro i quali ricorrono alla Giustizia quando il diritto vigente consiglierebbe una soluzione pacificatoria stragiudiziale. In pratica, al netto della lite temeraria, ovvero quando la pretesa azionata mediante il giudizio sia completamente infondata, chiunque porta avanti un giudizio che poteva essere evitato o risolto, una volta  giunto alla decisione non correrà nessun rischio per aver ingolfato la Giustizia, anche se e quando erano evidenti i presupposti per una soluzione pacifica, ovvero estranea alle aule dei Tribunali.

Facciamo un esempio: mi è stata notificata una cartella esattoriale per tributi ormai prescritti. Per evitare che lo Stato continui la sua azione per la riscossione di quanto non dovuto, sono costretto a rivolgermi ad un Avvocato, iniziare un procedimento giudiziario e far valere i miei diritti. All’esito, seppure avrò una sentenza positiva, molte volte non vedrò riconosciuto il rimborso per le spese legali (dunque dovrò pagare il mio avvocato) e intanto la Giustizia sarà stata occupata a dirimere una questione che poteva essere risolta facilmente senza il suo intervento. E così il potere forte di turno non subirà alcuna conseguenza per aver ingiustamente fatto ricorso alla Giustizia.

In altri Stati non è così: nel diritto anglosassone ad esempio esiste l’istituto del punitive damage, ovvero un istituto che sancisce un danno rilevante a carico delle organizzazioni (multinazionali, imprese, banche assicurazioni) che, approfittando della loro supremazia sul mercato vista l’organizzazione di mezzi e risorse, assumono un comportamento scorretto nei confronti del consumatore. In tal caso, oltre al danno oggettivamente procurato al consumatore in virtù del comportamento tenuto, la predetta organizzazione che abusa della sua posizione (per esempio costringendo un consumatore alla celebrazione di un processo per vedere soddisfatti i suoi diritti), sarà tenuta al pagamento del punitive damage che di  solito corrisponde a somme di danaro rilevanti,  proprio per scoraggiare il ripetersi di comportamenti del genere. Di solito in questi paesi la Giustizia civile è molto veloce e le soluzioni extra processuali sono in netta maggioranza. Ma in Italia di soluzioni del genere non se ne parla perché, dicono i puristi del diritto romano, è inconciliabile con i principi che sorreggono il nostro complesso normativo!

Se il Governo che sta apprestando a formarsi, come dicono, sarà emissario di poteri forti lo si capirà subito: basterà osservare come intende mettere mano alla riforma della Giustizia e a tutte le norme che regolamentano il rapporto tra cittadini e banche, assicurazioni e pubblica amministrazione.  Se, come il suo predecessore, invocando lo stato emergenziale, proseguirà nell’intenzione di aumentare ancora i costi della Giustizia, ostacolandone di fatto l’accesso ai cittadini; se rifiuterà il dialogo con i rappresentanti della categoria forense italiana, omettendo di riconoscere loro il fondamentale ruolo che svolgono nell’amministrazione ed il progresso della Giustizia; se pertanto mostrerà di uniformarsi allo scellerato giudizio espresso sulla categoria forense da un rilevante esponente del settore finanziario italiano ( ndr Davide Guerra, esponente di rilievo della finanza italiana e sostenitore di Renzi, a proposito della mancata crescita degli ultimi anni, ha definito gli avvocati italiani un cancro);  se continuerà a prevedere norme processuali e sostanziali che rendono farraginoso l’esercizio dei diritti per i consumatori a favore dell’impunità dei poteri forti,  allora vorrà dire che la protesta oggi portata in strada dagli avvocati, sarà solo l’inizio di una lunga battaglia a tutela dei cittadini. Un onere ed un onore, questo, che da sempre la maggioranza degli onesti avvocati italiani, raccogliendo il dettato costituzionale, ha assunto all’interno ed all’esterno delle aule giudiziarie italiane ed europee.

Scritto da

Riccardo Colicchio

- In equilibrio tra diritti e note musicali, mi appassiona la costante ricerca di un punto di incontro tra anime diverse. Un esercizio che appartiene prima di tutto al mondo interiore, ma che allena alla costruzione di una società armonica e democratica, patria di tutte le diverse anime che la abitano. Ed intanto imparo a dialogare con gli innumerevoli volti della verità!