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2 Apr 2013

Non essere saggio oltre misura

Il fatto che Grillo tweetti che al momento la soluzione dei  Saggi partorita dal Capo dello stato sia la migliore possibile conferma che siamo sulla strada sbagliata. Le interpretazioni strampalate della Costituzione da parte  del M5S non sono una novità. Basti pensare che i loro deputati esordiscono nelle aule parlamentari annunciando che grazie al Movimento per la prima volta un cittadino sia entrato nelle Camere.

Partiamo dai dati normativi che, al comma 2 dell’art. 92 della Carta, così recitano :
“Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.”

Il programma lo vota il Parlamento come proposto dal Presidente incaricato, non come imposto da altri e tantomeno dai dieci saggi non legittimati dal popolo sovrano.

E se il Capo dello Stato avesse scelto fra i saggi: Goebbels, Vyshinskij, Dart Fener, Ceaucescu, Gheddafi, Caligola, Ernst Stavro Blofeld, Al Capone e Gambadilegno?

Il problema è che non si sta seguendo la regola costituzionale che è la garanzia per tutti noi cittadini italiani. È vero: abbiamo ceduto quote di sovranità nazionale all’Europa, ma il Governo, almeno per ora, lo deve ancora approvare con la fiducia il Parlamento democraticamente eletto dagli italiani.
La norma sta lì proprio per evitare che, uscendo fuori dal suo solco, approfittando delle pressioni dei mercati, delle agitazioni di massa, del potere furente di un uomo solo o dei ricatti internazionali, si possa fare scrivere un programma di governo (anche il migliore del mondo ovvero il suo reciproco: il peggiore) da manine etero-dirette, sfuggendo al controllo democratico.

E se i saggi si mettessero d’accordo per abolire la Sanità pubblica perché troppo costosa, dicendo che “l’Europa lo vuole” (quanto, questa frase, ricorda la follia delle crociate: “Dio lo vuole!”)?
E se decidessero di adottare sui conti correnti bancari la soluzione Cipriota (Amato docet)?
E se dicessero con l’autorevolezza che deriva loro dalla presunta saggezza (la saggezza dei Sette Savi dell’Antica Grecia: solo che fra loro c’erano Talete, Solone, Anassagora, Pitagora, ecc.), e se ci dicessero che tutto ciò debba essere ingoiato giù come una purga disgustosa ma necessaria?

Così come abbiamo accettato le misure inutili e improduttive di sviluppo del Governo dei Professori, fondato sul motto “chi sa, fa, chi non sa, insegna”, ci saremmo fatti raggirare anche questa volta sotto l’egida dell’astratto bene teorico, dogmatico e oligo-aristocratico?

Ecco perché i Dieci Savi, nel merito della dignità scientifica, culturale e tecnica dei cui nomi non si vuole per ora entrare, sono fuori dall’alveo costituzionale.
Ed è fuori, dispiace ammetterlo, anche Giorgio Napolitano.

Il Guru delle Cinque Stelle gongola perché, con la irresponsabilità che gli è connaturata, dimostra di tenere tutti in scacco. E invece non si rende conto di preparare l’ennesimo smacco. Dell’intera Italia.

Qualcuno sostiene che con l’invenzione dei saggi si sia ribaltato lo schema del Re Nudo: Re Giorgio avrebbe messo a nudo le velleità e i capricci degli attuali capi partito.
Ma nemmeno ciò convince.
Di fatto si consente (forse fino all’elezione del nuovo inquilino del Quirinale) la “prorogatio” di Mario Monti, battuto irrevocabilmente dalle urne e soprattutto autore di scelte politiche fallimentari. L’austerity dei tecnici non è nè riuscita a mettere davvero in sicurezza i conti pubblici nè a far crescere un’economia il cui segno caratterizzante, dopo un anno di politiche recessive, è ancora il “meno” davanti a tutti gli indicatori.

A questo punto la partita è politica e va giocata con le regole ben ferme.
La Costituzione non è una panciera elastica.
Non si può invocarne l’applicazione quando conviene e il giorno dopo negarla.
Perderebbe il suo significato di garanzia.
Con questa logica distorta e utilitaristica, la battaglia del garantismo giudiziario è diventata un vessillo macchiato della destra mentre è assolutamente patrimonio comune di tutti gli italiani, Sinistra compresa, quell’art. 27 che vuole “l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.

Resta l’interrogativo del “che fare?”.
È nato un Parlamento tripolare, con al senato sostanzialmente tre gruppi non autosufficienti. Ma tant’è: è lì dentro che vanno cercati i numeri e le soluzioni. E allora occorre andare davanti alle Camere e chiedere la fiducia, magari avendo il coraggio di dire al Paese che occorre – se occorresse, ma il Cielo ce ne scansi e liberi! – un altro tecnico. Altrimenti che abbiamo votato a fare?
Ci hanno ammorbato per anni sull’illegittimità delle crisi di governo extraparlamentari. Ve lo ricordate? O forse la memoria (oltre che la Costituzione) segue le modalità “a soffietto”: s’allunga e s’accorcia secondo convenienza?
Qui il pericolo è gravissimo. Già col Governo Monti e il suo deteriore trionfo dei tecnici, all’ordine di Berlino, abbiamo assistito a una forzatura (qualcuno la chiama “golpe bianco”) con la firma del Capo dello Stato.
Se avessero proposto le commissioni di Saggi  Giovanni Leone o Francesco Cossiga, non ci sarebbe già stato chi avesse gridato all’attentato alla Costituzione, chi avesse invocato l’Alto Tradimento, chi avesse chiesto l’impeachment?
Questo é il risultato della delegittimazione della politica inventata dal Corriere della Sera con la Casta di Gian Antonio Stella, cavalcata dall’imbonitore da fiera miliardario Beppe Grillo e bevuta come una dolce euchessina da Giorgio Napolitano. Per carità, i politici si saran pure meritati una bella scossa, ma perseverare a distruggere il perno della nostra “Repubblica democratica fondata sul lavoro”, che è la rappresentatività politica parlamentare degli eletti, è davvero diabolico!

Lo stallo italiano e la permanenza di Monti, col benestare di Grillo e della sua taroccata democrazia web-partecipativa, consentono il predominio dell’Europa germanocentrica, consegnano il Paese al Pilota Automatico, impediscono un asse con Francia e Spagna per rinegoziare, se del caso a voce grossa, i costi dell’unificazione tedesca che si stanno scaricando da dieci anni sul resto dell’eurozona.
Il libro biblico dell’Ecclesiaste (7-16) ammonisce: non essere saggio oltre misura.
A questo punto, vien da domandare a chi commenti la mossa di Napolitano come l’unica (o la migliore) possibile, che guarda caso è lo stesso giudizio che fu dato al primo incarico a Mario Monti: non  avrebbe fatto meglio a dimettersi per inchiodare gli schieramenti politici alle loro responsabilità davanti a un nuovo Presidente con il potere di mandare davvero tutti a casa sciogliendo le Camere?

Scritto da

Dino Falconio

- Socialista, cattolico, scrittore, notaio in Napoli, giornalista pubblicista, Presidente del Comitato Notarile della Regione Campania, docente all’Università Federico II (Scuola di Specializzazione delle Professioni Legali), Presidente della ONLUS Energia del Sorriso, Vicepresidente dell'A.S.J.A. Pontano (sezione napoletana dell'associazione ex alunni dei Padri Gesuiti), Consigliere Segretario del Circolo Canottieri Napoli, fondatore del movimento metropolitano FareRete.