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7 Ago 2012

La dittatura delle sementi

Per chi oggi, in Europa, volesse conservare la biodiversità, coltivando sementi tradizionali, semmai “ripescandole” da antiche colture, e distribuendole ad altri contadini, ebbene per questi pazzi oggi una cosa del genere è reato!

Con una sentenza del 12 luglio, la Corte di Giustizia della UE ha confermato il divieto di commercializzare le sementi delle varietà tradizionali e diversificate che non sono iscritte nel catalogo ufficiale europeo.

Fin dal 1998 è in vigore una direttiva della Comunità europea che riserva la commercializzazione e lo scambio di sementi alle ditte sementiere (dieci note multinazionali) vietandolo di fatto agli agricoltori. Ciò che i contadini hanno fatto per millenni è diventato così, di colpo, un reato! Con questa sentenza sono messe fuorilegge anche le associazioni di volontari impegnati nel recupero delle varietà antiche e tradizionali  preservandole e distribuendole.

L’associazione francese di volontari Kokopelli che distribuiva ai contadini sementi antiche era stata punita nel 2008 a pagare una multa di 35.000 euro che si sono trasformate in 100.000 euro dopo che la multinazionale Graines Baumoux aveva richiesto al tribunale di Nancy i danni per i mancati profitti e la cessazione di ogni attività dell’associazione Kokopelli.

La direttiva europea dunque favorisce in toto le multinazionali anche perchè non vieta direttamente la coltivazione di sementi tradizionali, ma permette che siano distribuite o commercializzatesolo se sono state prima registrate nel catalogo ufficiale. E chi potrebbe, se non le multinazionali, pagare profumatamente per iscrivere le proprie sementi al catalogo? A questo aggiungasi che i contadini sono dell’opinione che le sementi tradizionali non iscritte al catalogo sono di dominio pubblico, un bene comune, un bene storico, e come tale nessuno può “accaparrarsene” la proprietà.

A causa di questa direttiva più dell’80% della biodiversità è scomparsa dalle campagne europee, sostituita di fatto da coltivazioni di sementi OGM. Infatti oltre che pagare profumatamente, per l’iscrizione al catalogo è necessario che le sementi siano “pochissimo variate”, ovvero quasi cloniche rispetto a quelle già iscritte. Il che rende impossibile iscriverne delle altre, ovvero le tradizionali europee che hanno proprio nella biodiversità il loro prestigio.

Come al solito vince il più forte. Anzi il più ricco.

 

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